Il colpo di spugna in favore del calciomercato è arrivato nella fase finale dell'iter della Legge di Stabilità, mentre sui tavoli dei deputati si accumulavano emendamenti su cori alpini e camper, su bande musicali e yacht. Sono bastate tre righe di rimandi legislativi, senza alcun riferimento esplicito, e nel testo unico per la tassazione sui redditi - la bibbia del fisco - è stata cancellata la norma che imponeva ai calciatori di inserire nel proprio reddito anche una quota del 15% dei ''costi'' sostenuti dalle società sportive (o dallo stesso atleta) per la trattativa di acquisto o cessione delle prestazioni sportive di un atleta. La norma, che richiamava in generale tutti gli atleti professionisti, mirava diritto al business delle vendite di calciatori con l'obiettivo di fare trasparenza e quindi di evitare meccanismi elusivi.
Era stata introdotta nel dicembre 2013, due anni fa, durante l'iter della legge di Stabilità presentata dal governo Letta. E, più che agli incassi, si puntava a rendere trasparente le spese sostenute per questi contratti, un tema sul quale più volte era intervenuta sia la Consob sia l'Agenzia delle Entrate. Sul tema delle compravendite dei calciatori il fisco, del resto, aveva acceso un faro già nel 2012 e l'allora direttore delle Entrate Attilio Befera aveva aperto un confronto con i presidenti della Lega Maurizio Beretta e della Federcalcio Giancarlo Abete.
La soluzione per imporre trasparenza, proposta da due parlamentari del Pd, era arrivata poco dopo con un balzello ad hoc sui contratti di compravendita degli atleti proposto da due parlamentari del Pd. Spiegarono allora: ''Il nostro emendamento che impone di tassare una percentuale pari al 15% dell'importo derivante dalla compravendita degli atleti ha lo scopo di far emergere utili spesso nascosti al fisco e dunque di incrementare il gettito fiscale. Con questa norma sarà da oggi possibile la diminuzione degli inevitabili contenziosi fiscali tra atleti e amministrazione finanziari''. A guardare la cronaca di oggi non sembra aver raggiunto quest'ultimo obiettivo. E, comunque, ha resistito al pressing delle lobby meno di due anni. Nel testo unico delle imposte sui reddito ora non c'e' più.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA