La legge sulla concorrenza appena
approvata "contiene importanti novità relative all'esercizio e
all'organizzazione dell'attività notarile", ma il punto su cui è
più critica la posizione di Federnotai riguarda "le disposizioni
sulla competenza territoriale del notaio e sul numero di
professionisti in servizio". Così si legge in una nota
dell'associazione dei notai in cui il presidente Carmelo Di
Marco spiega che consentire al notaio di prestare la sua
attività in tutto il territorio della regione di appartenenza
"non semplifica realmente l'accesso al servizio da parte degli
utenti".
Permettendo l'utilizzo di un ufficio secondario in qualunque
punto del territorio regionale, "si rischia di concentrare
l'attività dei notai nei grandi centri e nei capoluoghi a
discapito delle esigenze di chi risiede e opera nei piccoli
centri", prosegue la nota aggiungendo che con la nuova legge il
numero dei notai sarà programmato tenendo conto solo del
rapporto con il numero di abitanti e non della domanda del
servizio notarile rilevata in ogni territorio.
Una norma "del tutto incoerente con quelle che in questi anni
hanno previsto l'accorpamento delle strutture alle quali è
affidato l'esercizio di funzioni pubbliche. Alla diminuzione del
numero di ospedali, tribunali, scuole, camere di commercio si
contrappone il possibile raddoppio delle sedi notarili",
continua Di Marco.
A proposito delle norme che impongono di separare dal
patrimonio personale del notaio le somme affidate nell'interesse
dello Stato o di terzi e - su richiesta di parte - i prezzi
delle compravendite, il presidente di Federnotai conclude "non
attengono al tema della concorrenza ma ci trovano d'accordo.
Temiamo però che il sistema bancario non sia ancora attrezzato
per assicurare una separazione patrimoniale effettiva e che
l'applicazione di queste regole comporti un incremento dei
costi".
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