Parte la maxi-operazione liquidità messa in campo dal governo per dare ossigeno alle imprese bloccate dall'emergenza coronavirus. Le banche, protagoniste in prima linea nella concessione dei prestiti, assicurano che i soldi potranno arrivare nelle casse degli imprenditori praticamente subito, anche nel giro di una giornata. Nell'immediato si potranno concedere gli importi sotto i 25.000 euro garantiti al 100% dal Fondo Pmi.
Per quelli che prevedono la garanzia di Sace, ci vorrà invece più tempo, perché si attende ancora, ha spiegato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, la piattaforma informatica sulla quale gestire le domande. La piattaforma sarebbe in realtà pronta, in attesa solo di un accordo sul manuale operativo che fornisca chiarimenti su tutte le procedure che le banche dovranno utilizzare per interfacciarsi con le imprese alle condizioni generali imposte per la garanzia. Patuelli non teme l'assalto alla diligenza e nemmeno le tensioni a danno dei lavoratori delle filiali a cui hanno invece alluso i sindacati dei bancari, parlando di possibili 'violenze' contro chi sta allo sportello in caso di ritardi degli istituti. In banca, ha spiegato il numero uno dell'associazione, si va in questa fase solo per appuntamento, quindi non ci saranno assembramenti. Se le domande saranno tutte a posto, corredate delle relative carte richieste dal decreto, la liquidità potrà essere elargita "in giornata".
Sempre che non ci siano intoppi informatici come quello che ha colpito ad esempio il sito dell'Inps nel primo giorno di avvio delle domande per il bonus autonomi. I tassi di interesse sui prestiti, ricorda Intesa Sanpaolo, dovranno essere sotto il 2% e la banca, smentendo alcune notizie diffuse online su maxi interessi di oltre l'8%, assicura che nelle sue filiali sarà applicata una significativa riduzione rispetto a quanto previsto. Pronta anche Unicredit, che ha pubblicato sul sito le istruzioni per le richieste. Su più vasta scala è però intanto la Bce a cercare di correre in soccorso delle banche, alle prese con vecchi, e a breve probabilmente anche nuovi, crediti deteriorati.
La Banca centrale, secondo quanto scrive il Financial Times, avrebbe discusso con la Commissione europea della creazione di una bad bank Ue in cui convogliare non solo gli npl ancora presenti nei bilanci degli istituti dalla crisi finanziaria del 2008 ma anche quelli che deriveranno nei prossimi mesi dalla drastica contrazione dell'economia legata al lockdown continentale, scelto da praticamente tutti i Paesi come strategia di lotta contro il coronavirus. A riportare a galla la proposta, avanzata anche nel 2017, sarebbe stato il capo della vigilanza, Andrea Enria, che però al momento non avrebbe ottenuto il beneplacito della Commissione, riluttante ad abbandonare le regole sul bail in. La questione non è però, secondo l'Ft, ancora definitivamente chiusa.
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