Regolamentare l'attività a terra
delle compagnie marittime e decarbonizzare gli scali. Sono le
sfide del futuro, a partire dal 2021, che dovranno affrontare i
porti italiani. A indicarlo è il presidente dell'Autorità di
sistema portuale del mare Adriatico orientale (Aspmao) e neo
amministratore di Ram (Autostrade del mare), Zeno D'Agostino, in
una intervista di fine anno all'Ansa.
D'Agostino tratteggiando per lo scalo triestino un bilancio
2020 "positivo, soprattutto dal punto di vista occupazionale",
con i traffici che "sono andati abbastanza bene, anche perché
quelli che hanno risentito della pandemia sono stati quelli
collegati alle rinfuse liquide, come il petrolio", individua il
lavoro da fare per il prossimo anno.
"Si riscontra una quasi progressiva 'discesa a terra' delle
compagnie marittime. Ed è un po' questa la sfida dei porti,
ossia riuscire a non farsi cannibalizzare dalla presenza delle
compagnie armatoriali, perché queste, oltre a stringere alleanze
a livello marittimo, cominciano a essere soggetti fondamentali
della logistica terrestre. Cosa che non ritengo dannosa ma un
naturale processo di evoluzione della logistica".
Questo presuppone, tuttavia, per D'Agostino, che "il ruolo
delle autorità portuali debba essere quello di andare a mitigare
in qualche modo ma anche contrastare l'effetto monopolio, o
meglio oligopolio. Siamo in presenza di oligopoli del mare che
stanno lentamente scendendo a terra. Per questo occorre studiare
bene la situazione per gestirla al meglio".
L'altro tema da affrontare da subito per D'Agostino, "è
quello della decarbonizzazione e della transizione energetica
dei porti, che stiamo affrontando con il Recovery Fund". Due i
focus da analizzare, ossia "la decarbonizzazione di quanto già
facciamo o che faremo, e pensare di considerare il porto come un
hub energetico e non solo trasportistico".
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