Sono 200 mila le aziende della blue
economy in Italia, con quasi 1 milione di occupati, circa 47
miliardi di euro di valore aggiunto . E' quanto emerge
dall'ultimo Rapporto dell'economia del mare promosso dalla
Camera di commercio di Frosinone-Latina in raccordo con
Unioncamere e realizzato dal Centro Studi delle Camere di
commercio Guglielmo Tagliacarne.
Secondo l'ultimo "Blue Economy Report 2020", l'economia blu
dell'UE, con 5 milioni di occupati, un fatturato di 750 miliardi
di euro nel 2018, e un incremento dell'11,6% rispetto all'anno
precedente, rappresenta un potenziale enorme e in continua
crescita. Per questo l'UE raccomanda agli Stati membri di
includere nei Piani di ripresa del Recovery Fund, misure di
protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi
marini.
In Italia 4 imprese della Blue Economy su 10 si occupano di
servizi di alloggio e ristorazione, il 16,8% opera nella filiera
ittica, il 15,2% nel settore delle attività sportive e
ricreative, il 13,6% nella cantieristica, il 5,9% nella
movimentazione merci e passeggeri via mare, il 3,8% nelle
attività di ricerca e tutela ambiente (3,8%), lo 0,2%
nell'industria delle estrazioni marine.
L'economia blu genera un valore aggiunto di 46,7 miliardi di
euro, il 3,0% del totale economia (nel 2014 era il 2,9%), ma
considerando gli effetti diretti e indiretti - per ogni euro
prodotto direttamente si ha un effetto moltiplicatore di filiera
pari a 1,9- si arriva ad un valore aggiunto prodotto complessivo
di 134,5 miliardi di euro: l'8,5% del totale dell'economia. La
movimentazione di merci e passeggeri via mare è il comparto a
maggiore capacità moltiplicativa, dove ogni euro prodotto ne
attiva 2,8 sul resto dell'economia. Altri settori dalla elevata
capacità moltiplicativa sono quelli della cantieristica
(moltiplicatore 2,4) e delle attività sportive e ricreative
(moltiplicatore 2,1).
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