Gli esercenti di bar e ristoranti sono pronti al controllo dei green pass dei clienti che consumeranno al tavolo all'interno dei locali ma non ad una eventuale verifica dei documenti di identità. E' quanto scrive Fipe in una nota dove si sottolinea che "l'ipotesi di dover controllare anche i documenti di identità viene vissuta con profondo disagio perché rappresenta un atto di sfiducia nei riguardi dei clienti; "La responsabilità dell'uso improprio del green pass - spiega Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio - non può ricadere sulle imprese".
Fipe spiega di aver per questo sostenuto fin dall'inizio la procedura dell'autocertificazione che è stata alla base di tutte le norme varate nei momenti più complicati della pandemia. "Occorre immediatamente mettere mano al decreto legge per correggere una distorsione che le imprese faranno fatica ad applicare".
"Da ultimo - si legge ancora- va segnalata la difficoltà di quel 40% di imprese che non hanno spazi esterni che si troveranno a respingere i turisti che provengono da quei Paesi che hanno somministrato vaccini non riconosciuti dall'EMA. Un bel paradosso in piena stagione turistica".
I clienti degli alberghi che vogliono accedere ai ristoranti e ai bar al chiuso nelle strutture non dovranno utilizzare il green pass. Lo ha deciso, secondo quanto si apprende da fonti di governo, la cabina di regia tra i capigruppo della maggioranza confermando quanto già previsto dal decreto precedente. Nel corso della discussione, sempre secondo fonti presenti alla riunione, parte della maggioranza avrebbe voluto introdurre anche per gli alberghi l'obbligo ma alla fine si è deciso di mantenere invariata la norma attuale
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