La Borsa di Milano affonda con la crisi politica che ha portato il premier Mario Draghi a salire al Quirinale. Il Ftse Mib chiude, in una seduta di forte tensione, lasciando sul terreno il 3,44% a 20.554 punti.
In fumo 17 miliardi in termini di valore azionario. Lo spread tra Btp e Bund contiene i danni. Dopo aver toccato nel corso della seduta i 218 punti, al chiusura il differenziale segna in rialzo a 206,6 punti rispetto a ieri mantenendo però i livelli dell'apertura odierna. Il rendimento del decennale italiano è stabile al 3,2%.
Anche Wall Street procede negativa. Il Dow Jones perde l'1,51% a 30.309,20 punti, il Nasdaq cede l'1,19% a 11.119,04 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l'1,37% a 3.749,56 punti.
L'euro appare nervoso con i listini in tensione per i timori sempre più vivi di una recessione globale. La moneta unica torna a scambiare sulla parità con il dollaro e passa di mano a 1,0016 sul biglietto verde.
Le persistenti tensioni geopolitiche e i timori per gli effetti che avranno sulla crescita dell'eurozona, i timori di recessione globale e l'avversione al rischio nei mercati globali stanno tenendo sotto pressione le Borse e alimentando la forza del dollaro, spingendo il cambio con la moneta unica alla parità.
Intanto in Italia, è parere comune degli analisti, "non è tempo di crisi" con il Pnrr da portare a buon fine. "Una recessione nell'eurozona porterebbe la BCE ad annullare i suoi piani di normalizzazione. Anche una recessione negli Stati Uniti è un rischio materiale, che potrebbe almeno temporaneamente favorire l'euro mettendo un freno alle aspettative di aumento dei tassi anche negli Stati Uniti" aggiungono.
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