Più di una persona su quattro in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo stima l'ufficio di statistica dell'Unione europea, Eurostat, offrendo anche un quadro in peggioramento dal 24,9% del 2020 al 25,2% del 2021 (i dati italiani sono provvisori).
L'Italia va peggio rispetto alla Ue, dove in totale sono 95,4 milioni le persone a rischio di povertà o esclusione sociale, e pari al 21,7%, con un peggioramento più contenuto rispetto al trend italiano (nell'Ue il tasso era del 21,6% nel 2020). Significa comunque che nell'Unione a 27 una persona su quattro è rischio di povertà o esclusione sociale.
Eurostat come fattori di rischio considera quello di povertà, ovvero chi ha un reddito anche con gli aiuti sociali al di sotto della soglia di povertà, stimata nel 2021 in Italia a 10.383 euro annui per un individuo singolo (è di 13.556 euro annui il valore medio nell'Ue). Altro fattore di rischio è la mancanza forzata di elementi necessari e desiderabili per condurre una vita adeguata, per sé o a livello di famiglia: ovvero poter far fronte a spese impreviste, potersi permettere una settimana di vacanza lontano da casa, poter far fronte a pagamenti arretrati come mutui, affitti o bollette, ma anche un pasto con carne o pesce ogni due giorni, aver accesso a un auto, a internet, o poter cambiare scarpe e abbigliamento logori.
Il terzo fattore è la residenza in una famiglia con intensità di lavoro molto bassa, con un indicatore che tiene conto dei mesi lavorati di tutti i componenti della in età lavorativa. Tra i singoli Stati europei, tassi peggiori rispetto all'Italia si registrano in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 28%). A livelli decisamente migliori Cechia (11%), Slovenia (13%) e Finlandia (14%). Quanto alla 'Locomotiva d'Europa', peggiora nel 2021 anche la Germania, che passa dal 20,4% di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2020 al 20,7%.
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