Un vantaggio 'netto' che varia dai 24 ai 45 euro netti a mese, per 13 mensilità di stipendio, per i redditi compresi tra i 15mila e i 30 mila euro: è questo l'effetto della riduzione del taglio del cuneo fiscale - cioè della differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e l'ammontare della busta paga netta che finisce nelle tasche del dipendente - in arrivo con la manovra economica. Il beneficio lordo, per le medesime fasce reddituali, sempre a livello mensile, si collocherebbe invece fra "i 34 ed i 69 euro".
A fare i conti per l'ANSA è la simulazione realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, che mette in luce gli effetti dell'intervento pensato dall'Esecutivo per rendere più 'pesanti' le entrate dei subordinati, con una proroga della riduzione di 2 punti percentuali per il 2023 e ipotizzando un ulteriore incremento di un punto, per un totale di 3, che porterebbe l'aliquota a carico del lavoratore al 6,19%. Va detto che l'ipotesi che sembra prevalere è quella che vedrebbe il taglio di tre punti fino a 20.000 euro e uno di due punti sopra questa soglia.
I conti dei commercialisti evidenziano anche il guadagno netto, naturalmente più basso del valore del taglio, poiché in questo modo aumenta il reddito imponibile, che ha come diretta conseguenza l'applicazione di una maggiore tassazione Irpef e, di conseguenza, assottiglia l'intervento sul cuneo fiscale. A tal proposito, la Fondazione dei commercialisti rammenta come le ultime correzioni varate dal governo di Mario Draghi sull'Irpef siano state positive, seppur limitate, visto che il prelievo fiscale che grava sul lavoro dipendente, in Italia, resta alto e, generalmente, per mancanza di adeguate risorse, si riescono ad effettuare piccole correzioni, non interventi strutturali. Il taglio del cuneo fiscale che si va delineando, tuttavia - spiegano i commercialisti - va comunque a favore del reddito imponibile ed è orientato a spingere i consumi, fattori in questo momento, insieme alle iniziative per alleviare gli oneri delle bollette energetiche, importanti.
Attualmente, ricordano, infine, i professionisti, considerate le riduzioni introdotte dal governo Draghi con la legge di Bilancio 2022 e con il decreto Aiuti bis, l'aliquota contributiva a carico del lavoratore è stata tagliata dal 9,19% al 7,19%, e tale riduzione resta in vigore fino al 31 dicembre 2022, e si applica ai lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità, equivalente a un reddito lordo annuo di 35.000 euro.
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