Cdp offre a Tim un'alternativa a Kkr. Cdp Equity e Macquarie hanno presentato un'offerta non vincolante per l'acquisto del 100% di Netco. Secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier sul piatto ci sarebbero 18 miliardi, con circa 2-2,5 miliardi in termini di cassa effettiva e quindi a disposizione della riduzione del debito di Tim. L'offerta, che scade il 31 marzo 2023, dovrà essere prima valutata dal Comitato Parti Correlate e poi portata all'attenzione del Cda, se possibile già alla riunione del 15 marzo, quella programmata per l'approvazione del bilancio. Secondo indiscrezioni l'offerta non vincolante di Cdp e Macquarie migliora, come aveva spinto a fare il cda di Tim, quella presentata a febbraio da Kkr. La proposta di Kkr è strutturata infatti, approssimativamente,su 10 miliardi di debito e 10 di equity (tanto verrebbe valorizzata Fibercop in cui il fondo americano ha investito due anni fa 1,8 miliardi aggiudicandosene il 37,5%). La Cassa offrirebbe più cash e a condizioni più rassicuranti sul perimetro occupazionale, non ci sarebbero per esempio richieste di riassorbire personale nella ServCo come secondo indiscrezioni avrebbe avanzato il fondo americano.. Entrambe le proposte restano comunque ben distanti dai 31 miliardi delle valutazioni di Vivendi, lo scontro si potrebbe così spostare in assemblea e lì, alla conta, risulterebbe determinante il voto dei fondi e quindi del mercato. La Borsa quando è arrivata l'offerta Kkr si era espressa a favore e aveva invece mostrato cautela su un possibile intervento di Cdp per il grande nodo rappresentato dalle remedies che l'Antitrust potrebbe imporre e che potrebbero impattare sul perimetro occupazionale. Cdp, che è azionista con il 9,8% di Tim, con Macquarie controlla invece Open Fiber, rispettivamente al 60% e 40 per cento. Ma secondo fonti vicine alla partita il rischio Antitrust può essere gestito dialogando con la Commissione ed eventualmente con la cessione di quelle poche aree in sovrapposizione a fondi che già si sono fatti avanti. Lo stesso ceo di Cdp Equity, Francesco Mele, aveva ammesso le difficoltà aggiungendo che al di là degli "aspetti tecnici da chiarire" era pronto a "valutare e fare il possibile" per procedere. Era stato lo stesso Mele poi ad aprire a una collaborazione con Kkr. "Abbiamo rapporti con tutti - ha affermato Mele - e ci piace lavorare con altri investitori, quindi anche con Kkr". E soprattutto i due acquirenti avrebbero l'appoggio del Governo mentre la strada del fondo americano potrebbe essere intralciata dal Golden Power, i poteri speciali con cui il Governo può mettere veti o paletti all'investimento straniero nelle società strategiche italiane. Da qui l'ipotesi di una trattativa che porti ad allineare gli interessi di tutti
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