Spunta anche Eni tra gli osservati speciali per il piano di privatizzazioni del governo. Dopo Fs e Poste, il faro si accende anche sul gruppo petrolifero. L'esecutivo, secondo indiscrezioni di stampa, valuta di cedere fino al 4% con l'obiettivo di ridurre il debito italiano. Il Tesoro non commenta. Ma è certo che l'incasso stimato di 2 miliardi aggiungerebbe un tassello utile nell'ambizioso piano del governo di vendere ai privati fino all'1% del Pil, pari a circa 20 miliardi, in un orizzonte pluriennale. Il progetto del governo, riferisce l'agenzia Bloomberg citando fonti vicine alla vicenda, è di vendere fino al 4% di Eni dopo che la compagnia petrolifera avrà completato il piano di buyback da 2,2 miliardi, in scadenza ad aprile, così da poter incassare circa 2 miliardi e ridurre il debito. Dal Tesoro, che è oggi azionista di controllo della società con una quota del 32,4% (in forza del 4,7% detenuto direttamente e del 22,7% attraverso Cassa Depositi e Prestiti), arriva un no comment. Ma i rumors bastano a portare il titolo del Cane a Sei Zampe sulle montagne russe in Borsa, dove chiude poco mosso a -0,3%. Certo è che il tema delle privatizzazioni è in cima alle priorità del Mef. Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ne ha parlato proprio ieri con gli investitori istituzionali al forum di Davos: "Le operazioni che abbiamo avviato, dal Monte dei Paschi a operazioni anche molto complesse come la Netco di Tim, hanno registrato ampia soddisfazione", così come "molto interessati" si sono detti anche del piano di privatizzazioni".
"Questi - ha spiegato - sono i primi step di un piano che noi confermiamo molto ambizioso, ma come ho ribadito più volte ai nostri interlocutori, dalla nostra abbiamo un governo stabile, una maggioranza forte che probabilmente è un unicum in Europa e questo tutti l'hanno appurato e valutato". Eni era stata al centro di rumors già a novembre. Secondo indiscrezioni di stampa alcune banche d'investimento avrebbero proposto al Ministero dell'economia di cedere una parte della partecipazione alla luce del fatto che il completamento del buyback e la cancellazione delle azioni acquistate avrebbero permesso allo Stato di ridurre la quota senza perdere il controllo della società. In quell'occasione Giorgetti, interpellato in proposito, aveva risposto tra il serio e il faceto: "Oh ma questa è una bella idea, al Mef non ci avevamo pensato...E' una proposta che ha senso".
Se le voci troveranno riscontro nei fatti lo diranno le prossime settimane, e la tempistica potrebbe anche essere più veloce del previsto: il management di Eni, infatti, in una delle ultime conference call aveva annunciato di voler anticipare la chiusura dell'acquisto di azioni proprie rispetto alla scadenza di aprile 2024. Nella prima tranche, realizzata tra maggio e agosto, sono stati acquistati 62 milioni di azioni per 825 milioni, mentre da settembre è in corso la seconda trance fino a un massimo di 1,375 miliardi. Nella mappa delle possibili privatizzazioni ci sono poi Fs e Poste. Citate qualche settimana fa dalla stessa premier Giorgia Meloni nella conferenza di inizio anno: per Poste, che a inizio dicembre è stata oggetto di indiscrezioni che parlavano di un processo di privatizzazione già in corso - prontamente smentito dal Mef -, si punta a ridurre la quote senza ridurre il controllo pubblico; mentre per Fs l'idea è di aprire il capitale a privati con quote minoritarie. E invece partita e si punta a chiudere entro l'anno la privatizzazione di Mps: l'uscita del Tesoro è iniziata a novembre, con la vendita del 25% per 920 milioni, e il ministro Giorgetti si è già detto fiducioso sulla possibilità che "nel 2024" l'istituto senese sia pronto per convolare a nozze.
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