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Debito pubblico, presentato a Torino il libro per 'liberarcene'

Debito pubblico, presentato a Torino il libro per 'liberarcene'

Incontro al Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo

TORINO, 16 settembre 2024, 20:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non esiste una ricetta magica per ridurre il debito pubblico, ma serve un percorso graduale, serio, fatto di impegno, di coerenza, di costanza. Questo è quanto emerso alla presentazione del libro 'Nelle tasche degli italiani. Il debito pubblico spiegato bene. Come funziona, come liberarcene', organizzato dal Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo, a Torino.
    Un incontro a cui hanno partecipato Giorgio Di Giorgio, professore di Teoria e Politica Monetaria alla Luiss e coautore del libro, Elsa Fornero, ex ministra e professoressa di Economia all'Università di Torino, Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo e Michele Rinaldi, presidente Fondazione Ave Verum.
    "Questo libro è frutto di una ricerca, ma non è un libro di ricerca accademica: è un libro che vuole essere uno strumento divulgativo per parlare a un pubblico ampio di quello che consideriamo essere se non il principale uno dei principali problemi strutturali del Paese", ha spiegato Giorgio di Giorgio, che ha scritto il volume insieme ad Alessandro Pandimiglio e Guido Traficante.
    "Ma come se ne esce?" è la domanda a cui il libro cerca di dare una risposta visto che "il problema è oggi grave, radicato e diffuso".
    "Serve costanza, impegno, serietà e gradualità - afferma Di Giorgio - Le cure da cavallo possono solo aggravare il problema, inducendo alla recessione. Ma non ci sono spazi per nuovi 'pasti gratis' a spese delle generazione future". Dunque si può ridurre il debito attraverso la crescita? è un altro dei quesiti a cui risponde l'autore "Certamente, ma anche in questo caso la strada è lunga". "Servono impegno e costanza per realizzare quelle riforme trasversali importanti per la nostra economia di cui si parla tanto, ma che non siamo stati in grado di realizzare negli ultimi trent'anni", ha concluso Giorgio Di Giorgio.
   

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