Nei Paesi della sponda sud del
Mediterraneo "gli impatti diretti del cambiamento climatico
influenzano la crescente scarsità idrica e episodi di grave
siccità, l'insicurezza alimentare, l'alzamento del livello del
mare". Questi impatti portano a "maggiori perdite economiche e
finanziarie, tensioni e maggiore instabilità politica e
conflitti" e "aumento della pressione migratoria". Lo scrive il
think tank italiano per il clima Ecco, in uno studio diffuso in
occasione della giornata della Cop29 di Baku dedicata a pace,
ristori e ripresa.
"L'Italia ha un grande potenziale per diventare un attore
chiave della politica climatica internazionale - prosegue Ecco
-: a livello globale grazie al suo ruolo nel G7 e nel G20, come
stato membro dell'Unione Europea e, a livello regionale, come
attore centrale nel Mediterraneo, grazie anche al nuovo corso
della politica estera italiana inaugurato dal Piano Mattei.
Pertanto, è urgente che l'Italia riconosca la sicurezza
climatica come parte integrante della propria politica estera,
impegnandosi in interventi a sostegno della costruzione di
resilienza nei paesi della regione del Mediterraneo allargato".
Il Mediterraneo è "un 'hotspot' del cambiamento climatico -
scrive il think tank -. Nonostante un livello relativamente
basso di emissioni, gli effetti del riscaldamento globale si
manifestano più rapidamente che altrove, con temperature
previste in aumento del 20% rispetto alla media globale".
"Questi elementi andranno a complicare il quadro di sicurezza
della regione - aggiunge Ecco -, con conseguenze anche
sull'Italia e l'Europa. In questo macrocontesto, inoltre, si
riduce l'abilità dei governi nella regione di intraprendere
politiche di sviluppo economico a lungo termine, insieme alla
capacità di elaborare piani di adattamento adeguati. La Banca
Mondiale stima in 216 milioni i migranti climatici a livello
globale. Pertanto, la migrazione ambientale acquisirà sempre più
un ruolo chiave nei prossimi decenni per la sicurezza
regionale".
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