L'ultimo atto in Senato va in scena tra le polemiche e i malumori, anche nella stessa maggioranza. Il governo difende a spada tratta una manovra "prudente", scelta che ha "premiato" e che rappresenta "un valore", rivendica il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. L'unico rammarico - aggiunge - è "non aver potuto fare di più per la famiglia e i figli".
Ma le tensioni si registrano non tanto sui contenuti quanto sull'impossibilità di toccare il provvedimento, arrivato blindato a Palazzo Madama a una settimana dall'esercizio provvisorio. Il testo va quindi verso il via libera finale con la fiducia e contro la prassi del monocameralismo di fatto si scatena la protesta delle opposizioni insieme a quella del relatore di maggioranza, Guido Quintino Liris di FdI. Il senatore arriva a lasciare simbolicamente la guida del provvedimento, salvo poi aggiustare la propria posizione in un comunicato successivo, in polemica con l'impossibilità di esaminare la manovra in entrambi i rami del Parlamento. "Mi auguro - evidenzia Liris - che dalla prossima legge di Bilancio sia la Camera sia il Senato possano dare il loro contributo". Un appello raccolto in qualche misura dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. "Non so da quanti anni purtroppo è così", allarga le braccia il titolare del Tesoro conversando con i cronisti. Ma, nell'ambito della revisione delle regole di contabilità, si potrà prendere in mano la questione.
"L'iniziativa deve essere parlamentare - aggiunge - ma noi abbiamo già manifestato disponibilità". Le opposizioni, in ogni caso vanno all'attacco. Le dimissioni di Liris "rappresentano un fatto straordinario, che denota lo stato delle relazioni tra governo e Parlamento e le tensioni nella maggioranza", sottolinea il capogruppo di Iv Enrico Borghi. "Liris si dimette contro chi: il governo o la maggioranza?", chiede il capogruppo Dem Francesco Boccia. Il centrosinistra parla di "scempio" e "mortificazione delle istituzioni" per la blindatura al Senato del testo. E' un altro sintomo dell'atteggiamento muscolare del governo nei confronti del Parlamento criticano da Iv, con il senatore Matteo Renzi che attacca la premier: "nel 2024 ha fatto meno conferenze stampa di Putin". Le critiche sulla manovra del centrosinistra sono anche nel merito. "Il governo fa il Robin Hood al contrario", dice la pentastellata Mariolina Castellone.
"E' una manovra senza visione e non risponde alle crisi in corso", dice da Avs Tino Magni. Ma ad ogni modo, dopo che la legge di bilancio è rimasta due mesi in Parlamento, i pochi giorni di esame blindato a Palazzo Madama fanno storcere il naso anche nella maggioranza. Voci critiche si alzano nel centrodestra con il senatore leghista Claudio Borghi ma anche l'azzurro Dario Damiani. E qualcuno arriva a fare una iperbole: a quel punto, sussurra, "avremmo potuto approvare la riforma Renzi...". Insomma, il malumore nel centrodestra c'è tutto e il rischio è che si riversi sul prossimo provvedimento alle viste: il Milleproroghe. Il decreto approvato in Cdm il 9 dicembre - che deve ancora essere pubblicato in Gazzetta - per il meccanismo dell'alternanza tra le Camere partirà dal Senato. E sarà su quel terreno che alla ripresa si misurerà la voglia di compattezza nella maggioranza vista, ad esempio, la diversità di vedute nel su temi contenuti al suo interno come lo stop alle multe no vax. Un punto sul quale Forza Italia ha già fatto sapere che farà sentire la propria voce.
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