Joe Biden blocca la vendita per 15 miliardi di dollari della storica società produttrice di acciaio Us Steel al colosso giapponese Nippon Steel.
Per "motivi di sicurezza nazionale", ha spiegato il presidente, nonostante Tokyo sia un fidato alleato nell'Indo-Pacifico contro le ambizioni cinesi e anche ora la società americana rischi di licenziare migliaia di dipendenti in assenza di nuovi investimenti.
La decisione ha fatto crollare a Wall Street (-7% in apertura) i titoli del gigante giapponese, che ha denunciato la "violazione del giusto processo" e che ora - secondo il quotidiano economico giapponese Nikkei - intende fare causa contro il governo degli Stati Uniti per contestare la correttezza delle procedure con cui Biden ha stoppato le nozze. Una reazione che crea tensione tra i due alleati.
Ma la mossa, condivisa anche da Donald Trump in nome dell'"American first", ha riscosso un plauso bipartisan dal Congresso Usa e anche dalla United Steelworkers, il sindacato di settore.
"La produzione di acciaio e i lavoratori dell'acciaio che lo producono - ha detto Biden - sono la spina dorsale della nostra nazione. Una forte industria siderurgica di proprietà e gestione nazionale rappresenta una priorità essenziale per la sicurezza nazionale ed è fondamentale per catene di approvvigionamento resilienti. Questo perché l'acciaio alimenta il nostro paese: la nostra infrastruttura, la nostra industria automobilistica e la base industriale della difesa. Senza la produzione nazionale di acciaio e i lavoratori dell'acciaio nazionali, la nostra nazione è meno forte e meno sicura".
"Us Steel rimarrà un'azienda orgogliosamente americana, di proprietà americana, gestita da americani e con lavoratori dell'acciaio sindacalizzati americani, i migliori al mondo", ha decretato, forte anche delle conclusioni di un comitato di esperti governativi.
L'accordo era stato annunciato a dicembre 2023 e quasi immediatamente aveva trovato un'opposizione politica unanime, alla vigilia dell'anno delle presidenziali. Sia Biden sia Trump avevano promesso già allora di bloccare l'acquisto della famosa azienda americana, la prima società in assoluto valutata più di 1 miliardo di dollari e che un tempo controllava la maggior parte della produzione di acciaio del paese.
Eppure Nippon Steel aveva fatto un'offerta più che generosa e diverse concessioni, tra cui quella di spostare il suo quartier generale americano a Pittsburgh - sede della Us Steel - e di dare il potere di veto al governo degli Stati Uniti su qualsiasi taglio alle capacità produttive.
A novembre il premier giapponese Shigeru Ishiba aveva sollecitato Biden ad approvare l'operazione ed evitare di rovinare i recenti sforzi per rafforzare i legami tra i due Paesi, ma è prevalso l'interesse della sicurezza nazionale.
Anche se dalla Casa Bianca chiariscono che lo stop su Us Steel non mina rapporti con Tokyo perché la decisione "non riguarda il Giappone, ma si tratta di mantenere la produzione dell'acciaio negli Stati Uniti", ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby.
Us Steel ha avvisato che sono a rischio migliaia di posti di lavoro ma potrebbe emergere un nuovo acquirente, tra cui la Cleveland-Cliffs con sede in Ohio. Con l'acquisto dell'azienda americana, il colosso nipponico puntava ad aumentare la sua capacità produttiva globale da 65 milioni di tonnellate metriche all'anno a 85 milioni, avvicinandosi al suo obiettivo a lungo termine di portare la capacità a 100 milioni di tonnellate. Ora tenterà una difficile sfida legale. Nel frattempo la mossa di Biden potrebbe scoraggiare altri investitori stranieri da incursioni in aziende americane politicamente sensibili con una forza lavoro sindacalizzata.
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