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Responsabilità editoriale di Advisor
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La MiFID II pone una particolare enfasi sulla valutazione della tolleranza al rischio e sulla capacità di sostenere perdite nell’ambito del processo di valutazione di adeguatezza nei servizi d’investimento. Facendo riferimento al principio di responsabilità nel processo di valutazione di adeguatezza, che ricade interamente sulle imprese d’investimento, è quindi opportuno, in primo luogo, che esse si dotino di una metodologia solidamente fondata che consenta di identificare e di misurare tali soglie per ogni cliente.
La tolleranza al rischio e la capacità di sostenere perdite sono misure diverse che non devono essere confuse: la normativa infatti le richiama entrambe come distinti requisiti da soddisfare congiuntamente nelle raccomandazioni d’investimento. Si possono spesso osservare situazioni in cui un cliente è nelle condizioni oggettive di sostenere una perdita nel suo portafoglio, ma, soggettivamente, non è in grado di tollerare il rischio dei suoi investimenti. Al contrario vi è la situazione dei clienti che evidenziano un’elevata tolleranza al rischio (a volte supportata da adeguate informazioni e conoscenze a volte ampiamente sopravvalutata) ma che, data la situazione economica e finanziaria, non potrebbero sostenere la possibile perdita senza intaccare il proprio standard di vita.
Risk Capacity
La capacità di sostenere perdite, normalmente identificata con il termine di risk capacity, può essere definita come la capacità del cliente di assorbire diminuzioni del valore degli investimenti senza che ciò induca un effetto negativo sullo standard di vita. Una perdita nel valore degli investimenti può essere considerata di entità tale da intaccare il tenore di vita del cliente, e quindi non sostenibile, in numerose circostanze, tra le quali a titolo esemplificativo:
a) diminuzione del capitale tale da non consentire investimenti programmati dal cliente (acquisto di abitazioni, spese per istruzione dei figli ecc.);
b) riduzione del capitale tale da mettere a rischio la capacità di integrare il reddito pensionistico, nel caso in cui i trattamenti previdenziali non siano sufficienti a mantenere lo standard di vita;
c) riduzione del valore del patrimonio mobiliare che impedisce di controbilanciare situazioni temporanee di difficoltà finanziaria (spese impreviste, instabilità del reddito ecc.);
d) riduzione della remunerazione cedolare che il cliente utilizza per integrare il reddito corrente.
L’identificazione di una soglia di risk capacity difficilmente può essere acquisita mediante le risposte alle domande del questionario. Si tratta invece di una valutazione che deve essere dedotta dalle informazioni economiche e finanziarie relative al cliente e, insomma, di una misura oggettiva che prescinde dai tratti psicologici o emotivi del cliente. Essendo connessa alla situazione economica e patrimoniale del cliente, la risk capacity non è un dato immutabile e anzi è destinato a modificarsi nel tempo, rendendo necessario un monitoraggio e un aggiornamento periodico.
La risk capacity è influenzata da diverse variabili:
• un reddito elevato con una sostanziale propensione al risparmio consente di ricostituire il capitale a fronte di una perdita di valore degli investimenti;
• un elevato grado di liquidabilità del portafoglio consente al cliente di smobilizzare il capitale in caso di necessità;
• rilevanti impegni finanziari, come ad esempio le rate di un prestito ipotecario, riducono la risk capacity;
• lo stato civile e la condizione famigliare posso incidere sulla stabilità dei flussi di cassa del cliente e quindi sulla relativa risk capacity;
• l’età del cliente e le prospettive di un insufficiente reddito previdenziale inducono ad una attenta valutazione delle perdite sostenibili.
Per i clienti che possiedono un più ampio orizzonte temporale per i propri investimenti, a parità di altri fattori, la risk capacity sarà maggiore, avendo un periodo di tempo più lungo a disposizione per recuperare eventuali perdite sofferte. La capacità di recupero di una perdita sostenuta da una strategia d’investimento non è infatti soltanto connessa alla dimensione della perdita, ma anche dalla lunghezza del tempo nella quale si è manifestata. Ne consegue che, sempre a parità di altri fattori, la risk capacity diminuisce all’avvicinarsi della scadenza dell’orizzonte temporale degli investimenti.
Risk Tolerance
La tolleranza del rischio è una delle componenti della più generale attitudine del cliente nei confronti del rischio (risk attitude). L’attitudine al rischio è un termine neutrale. Nei confronti del rischio l’atteggiamento del cliente investitore può essere di apprensione e ansia (risk aversion), di cauta apertura o indifferenza (risk neutrality) ma anche, al contrario, di gradimento quando denota un appetito verso il rischio (risk appetite) o addirittura una netta preferenza (risk lover o affinity).
Si prova invece tolleranza verso qualcosa che si giudica negativamente (perdita, dispiacere, dolore, sconfitta ecc.): ad esempio, nel caso di un comportamento o di un’azione finalizzata a un obiettivo, che presuppone la possibilità di esiti sfavorevoli o dannosi. Si tollera un rischio in genere raffrontando il possibile esito negativo con i vantaggi derivanti dal conseguimento dell’obiettivo desiderato. La tolleranza al rischio è una grandezza influenzata da tratti psicologici e può definirsi, in ambito finanziario, come una misura della capacità del cliente di sopportare fluttuazioni del valore del portafoglio, e parzialmente gli scenari di perdita, senza modificare le scelte d’investimento.
Mentre la misurazione di una perdita si effettua generalmente in modo puntuale, anche se maturata in un determinato arco temporale, la tolleranza verso il rischio si riferisce ad un periodo di tempo, come ad esempio la fluttuazione del valore degli investimenti durante l’ultimo mese o l’ultimo anno. Maggiore è la volatilità evidenziata nel tempo maggiore dovrà essere la capacità di tolleranza verso il rischio. Nei momenti di volatilità estrema, ad esempio nei crolli di borsa, la percezione del rischio di ulteriori perdite si accresce e spesso supera la soglia di tolleranza al rischio provocando comportamenti di cosiddetto panic selling.
La tolleranza al rischio è influenzata dal grado di conoscenza che il cliente ha dei rischi, della loro possibile evoluzione, e dall’accettazione del fatto che non tutti i rischi possono essere sterilizzati, dato che alcuni non sono invero quantificabili con precisione. Una maggiore conoscenza del rischio potenziale di un investimento, inclusa l’asimmetria dei pay-off, consente al cliente, anche nel caso di eventuali fluttuazioni negative, di non essere colto alla sprovvista e di evitare conseguenti decisioni di tipo emozionale, normalmente controproducenti.
Conclusioni
Con la raccolta d’informazioni le imprese d’investimento identificano gli obiettivi del cliente che, dato l’orizzonte temporale prescelto, determinano il grado di rischio che lo stesso deve assumere al fine di conseguire i propri obiettivi (required risk). La valutazione di adeguatezza dovrà quindi verificare che il rischio assunto dal cliente per il conseguimento dei propri obiettivi non sia superiore alla sua tolleranza al rischio e alla capacità economica e patrimoniale di sostenere perdite di entità tale da ridurre il suo standard di vita.
[l'autore di questo articolo è Massimo Scolari (nella foto), presidente di Ascosim]
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