"L'Oice, Associazione delle società
di ingegneria e architettura, aderente a Confindustria, scende
in campo a supporto della piena attuazione del Codice segnalando
i rischi derivanti dal mancato coordinamento fra codice appalti
e legge sull'equo compenso, per evitare la strana ipotesi di
impostare le gare per servizi tecnici con prezzo fisso e ribasso
sulle sole spese e quelli connessi ad un eccessivo
restringimento del mercato con la richiesta di requisiti su solo
tre anni". Lo si legge in una nota, in cui il presidente Giorgio
Lupoi parla della norma sulla giusta remunerazione dei
lavoratori autonomi come di "una conquista importante", che
"parte da presupposti condivisibili e tutela giustamente,
soprattutto nel settore privato, i professionisti che operano in
posizione di asimmetria e debolezza rispetto ai committenti, ma
la sua estensione al settore pubblico deve essere coordinata per
evitare ritardi e contenziosi".
La criticità, si specifica, "risiede nel fatto che i compensi
ministeriali per le prestazioni tecniche, oggi recepiti negli
allegati al Codice degli appalti, in base alla legge sull'equo
compenso, se violati comportano la nullità delle clausole
contrattuali e l'impugnabilità degli esiti delle gare da parte
di qualunque professionista, una situazione che mette a rischio
ogni gara, da quelle del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e
resilienza) a tutte le altre. Non è, peraltro, un caso - va
avanti la nota - che a luglio soltanto due siano state le gare
di progettazione emesse con le regole del nuovo codice, comunque
sempre con ribasso sui compensi. Adesso però, in linea teorica,
queste due gare e tutte le altre bandite dal 20 maggio, data di
entrata in vigore della legge, in poi potrebbero essere a
rischio per violazione dell'equo compenso".
Lupoi evidenzia la "necessità di un coordinamento: una cosa è
chiedere che si stimino i compensi a base di gara correttamente
applicando sempre i regolamenti ministeriali, altro è dedurre
dal contenuto della legge che si possa immaginare un ritorno al
sistema delle gare a prezzo fisso tipiche dell'epoca dei minimi
inderogabili, più volte censurati e livello europeo, che ha come
effetto soltanto lo spostamento sulla discrezionalità della
scelta, senza rapporto qualità/prezzo e senza incentivo a
migliorare la qualità dei servizi offerti", si legge, infine.
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