Non consultare le associazioni non
ordinistiche che si riferiscono alla materia tributaria per
l'emanazione del decreto che fissi per loro parametri di
riferimento per l'equo compenso, giacché "esse esercitano
abusivamente la professione di esperto contabile, come stabilito
dalla Cassazione penale già nel 2012". È quanto sostiene il
presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de
Nuccio, che ha scritto al ministro delle Imprese e del Made in
Italy, Adolfo Urso e al sottosegretario Massimo Bitonci.
Lo si legge in una nota, in cui il vertice della categoria
ricorda che la legge sulla giusta remunerazione dei lavoratori
autonomi (in vigore dal maggio scorso, ndr) "prescrive che, in
un determinato ambito di applicazione, il compenso per le
prestazioni rese dai professionisti iscritti in Ordini e Collegi
sia conforme ai compensi previsti dai parametri contenuti nei
decreti ministeriali", mentre per coloro che esercitano
professioni associative (disciplinate da una legge del 2013) la
legge sull'equo compenso dispone che entro 60 giorni il
ministero delle Imprese e del Made in Italy emani un apposito
decreto "sentite le associazioni iscritte nell'elenco" previsto
dalla normativa che le ha regolamentare di 10 anni fa.
"Tenuto conto che in tale elenco figurano iscritte dalla
prima ora associazioni che si riferiscono alla materia
tributaria, attività tipica dei commercialisti per i quali è già
determinata l'entità dei compensi dai parametri ministeriali già
citati, ci si chiede - prosegue de Nuccio - a cosa possa
riferirsi qualsivoglia consultazione con tali associazioni
laddove le attività di consulenza fiscale non possono
sovrapporsi alle attività individuate di competenza specifica
degli iscritti agli Albi dei dottori commercialisti e degli
esperti contabili".
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