Sulle prospettive dell'economia
italiana, che si è avviata su un sentiero di "normalizzazione",
grava "la pesante eredità" del Superbonus sui conti pubblici.
Il prevedibile aumento di quasi 4 punti percentuali del debito
sul Pil nel 2024 rispetto al 2023 (dal 137,3% al 141,1%) lascia
spazi limitati per la politica di bilancio dei prossimi anni,
tra l'altro sullo sfondo di un rallentamento, pur modesto, del
tasso di crescita del Pil, che si prevede passare dall'1% del
2023 allo 0,8% del 2024 nei dati corretti per il numero dei
giorni lavorativi. È quanto emerge dall'analisi "Monitor",
realizzata da Area studi Legacoop e Prometeia, che analizza le
prospettive di crescita per l'economia italiana in relazione
allo scenario interno e internazionale.
Continua, intanto, il processo disinflazionistico, che nel
2024 dovrebbe portare ad un tasso di inflazione al consumo in
media d'anno dell'1,6% rispetto al 5,6% del 2023.
Relativamente al Superbonus 110%, l'analisi sottolinea che
"il primo segnale evidente del venir meno degli effetti
espansivi dell'incentivo è il netto arretramento della
produzione nel settore delle costruzioni. Effetti che verranno
attenuati, anche se non completamente, dagli investimenti in
costruzioni del Pnrr, la cui spesa nel 2024 è prevista
raddoppiare rispetto al 2023. In termini generali, è previsto
che l'impulso addizionale del Pnrr agli investimenti sarà di
circa 20 miliardi di euro ogni anno dal 2024 al 2026".
Le famiglie restano caute nelle decisioni di acquisto, sulle
quali pesano due fattori. Il primo - sottolinea inoltre
l'analisi - è l'erosione, determinata dall'aumento
dell'inflazione, del valore reale dell'extra ricchezza
finanziaria accumulata durante la crisi pandemica. Il secondo è
rappresentato dai salari che, pur crescendo, non riescono a
recuperare la perdita di potere d'acquisto subita a causa
dell'inflazione.
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