Quasi tre anni dopo aver
autorizzato le piccole e medie imprese private per provare a
rilanciare l'economia a Cuba, soffocata dalla peggiore crisi
degli ultimi decenni, il governo dell'isola ha deciso di fare un
parziale dietrofront lanciando un'offensiva per cercare di
regolamentare il settore.
"Non vogliamo chiuderle", ha assicurato il primo ministro
Manuel Marrero Cruz, negando l'esistenza di una "crociata"
contro le pmi, che per la prima volta in 60 anni hanno potuto
avviare attività in aree quali ristorazione, turismo, edilizia,
servizi e forniture alimentari. Ma l'emergere di questi nuovi
attori, in un'economia dominata per l'80% da imprese statali, ha
generato "distorsioni", secondo l'esecutivo, colto alla
sprovvista da una concorrenza che gli sottrae dollari o euro,
essenziali per le importazioni di cibo e carburante.
"Quello che proponiamo è un'organizzazione che garantisca la
massima offerta possibile di beni e servizi ai prezzi giusti per
la popolazione, e che ognuno contribuisca con tutto ciò che ha
da fare", ha chiarito il presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez
parlando davanti all'Assemblea nazionale, riunita in sessione
plenaria fino a domani.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA