(di Francesca Brunati e Igor Greganti)
Potrebbe chiudersi nel giro di poco
tempo l'udienza preliminare che si aprirà dopodomani a Milano in
cui la ministra del Turismo Daniela Santanchè con altri due
imputati, tra cui il compagno Dimitri Kunz, e due società
rispondono di truffa aggravata all'Inps sul caso Visibilia. La
procura contesta presunte irregolarità legate alla cassa
integrazione ottenuta per 13 dipendenti durante il Covid con
ingenti danni per l'istituto previdenziale che, in assenza di
risarcimento, dovrebbe chiedere di essere parte civile e quindi
presentare il conto.
Quello che prenderà il via tra due giorni è il secondo
procedimento istruito dai pm milanesi Marina Gravina e Luigi
Luzi e l'aggiunto Laura Pedio (ora procuratrice a Lodi) in cui
la senatrice di Fdi rischia di finire a dibattimento. La scorsa
settimana è cominciata l'udienza preliminare per false
comunicazioni sociali a carico della parlamentare e altri 19
persone, anche giuridiche, e che pur procedendo spedita,
dovrebbe terminare alla fine di novembre
Il caso della presunta truffa, salvo imprevisti, avrà tempi
più rapidi. Da quanto si è saputo la gup Tiziana Gueli, salvo
particolari questioni o eccezioni, dovrebbe fissare un paio o
forse tre udienze, essendo gli imputati in tutto cinque. Quindi
la decisione se accogliere o meno la richiesta di rinvio a
giudizio della procura ed eventualmente, tramite il suo legale,
di Inps non dovrebbe arrivare tra molto.
Secondo la ricostruzione l'allora parlamentare di Fratelli
d'Italia, Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno
con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e
Visibilia Concessionaria - società del gruppo fondato dalla
politica e dal quale nel 2022 è uscita - sarebbero stati
consapevoli di aver richiesto e ottenuto "indebitamente" la
cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese colpite
dagli effetti" della pandemia per 13 dipendenti. Le cui
testimonianze, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una
serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle
indagini: tutti, o quasi tutti, avrebbero confermato che la
ministra sapeva. Sarebbe stata a conoscenza del fatto che
stavano continuando a lavorare mentre l'istituto previdenziale
versava i fondi stanziati durante l'emergenza: oltre 126mila
euro, per un totale di oltre 20mila ore.
A Santanchè, così come agli altri due, viene quindi
addebitato di aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti
fossero in cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le
"proprie mansioni" in "smart working". Nel mirino ci sono pure
le integrazioni che sarebbero state date per compensare le
minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: una
"differenza", scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con
"finti rimborsi per 'note spese e spese di viaggio'". Ma non
sono solo queste le grane che la ministra dovrà affrontare: la
magistratura di Milano sta indagando, tra l'altro, sulle
società ,sempre da lei create e che ha lasciato, del bio-food.
In particolare Ki Group srl, fallita lo scorso gennaio.
Per novembre è atteso il deposito della relazione del curatore
fallimentare, dopo di che i pubblici ministeri decideranno come
muoversi.
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