Se gli italiani non hanno trovato
l'inflazione sotto l'albero il rischio è che trovino a gennaio
una mega bolletta nella calza a causa delle tensioni sui beni
energetici. Confesercenti stima infatti che una ripresa dei
prezzi dei beni energetici potrebbe, nel 2025, portare
l'inflazione al 2,2% con un impatto sui consumi di circa 2,1
miliardi di euro di spesa in meno.
"Il 2024 - afferma Confesercenti - è stato un anno di
rientro dell'inflazione, scesa nella media annua all'1% rispetto
al 5,3% del 2023. Un calo che ha consentito un recupero del
potere d'acquisto delle famiglie che nei primi nove mesi del
2024, sempre secondo l'Istat, è stato pari al 2,5%. Un andamento
positivo, favorito dai rinnovi contrattuali, e che finalmente
sembra aver iniziato a imprimere una spinta favorevole ai
consumi, aumentati di 5,1 miliardi nel terzo trimestre del
2024". Crescita che Confesercenti valuta si sia consolidata
"con gli acquisti natalizi e che sembra confermata anche dai
primi dati sui saldi".
Su questo quadro tornano tuttavia a pesare le tensioni sui
mercati energetici, in particolare su quello del gas naturale,
da cui dipende il prezzo finale dell'energia pagato da famiglie
e imprese italiane.
"Un ritorno alla crescita dei prezzi dei beni energetici -
stima Confesercenti -porterebbe l'inflazione a risalire di 3
decimi di punto, con un tasso che risalirebbe al 2,2% nel 2025,
sostanzialmente il doppio dell'anno appena concluso. A
risentirne sarebbe, inevitabilmente, anche la spesa delle
famiglie, dal momento che i rinnovi contrattuali che sono stati
firmati non potevano incorporare questa eventuale nuova
accelerazione dei prezzi, e di conseguenza anche alle imprese
che fanno riferimento al mercato interno".
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