Conto alla rovescia per le nomine dei colossi di Stato. Le liste sono al vaglio del Tesoro e, se sui possibili candidati continua la girandola di voci e indiscrezioni, almeno una certezza c'é: le donne non mancheranno e sarà femminile un nome su cinque, nel pieno rispetto della legge sulle quote rosa. Nel frattempo il Senato, con una risoluzione votata in Commissione Industria a grande maggioranza e con il parere positivo del vice ministro all'Economia Enrico Morando, dà al Governo alcune indicazioni per i nuovi vertici delle partecipate: meritocrazia, nessun conflitto di interessi, onorabilità stipendio calmierato con miglioramenti legati al miglioramenti degli stipendi dei dipendenti, limite dei tre mandati. E nella sua relazione il presidente Massimo Mucchetti spinge sulla clausola etica: "chi abbia patteggiato per tangenti o altri reati simili dovrebbe essere lasciato al settore privato" si legge.
"Il governo è composto per il 50% da donne ed è un segnale molto importante", ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi aggiungendo quindi che, nella partita delle nomine, l'esecutivo "non potrà non tener conto delle quote rosa". Quanto a presunte liste che dal Mise sarebbero giunte al Tesoro, la Guidi ha categoricamente smentito: "Non ho consegnato nulla a nessuno", ha spiegato alla trasmissione 2Next su Raidue.
Stando a queste dichiarazioni, dunque, non solo nelle liste dei cda che il Tesoro comunicherà un componente su cinque sarà al femminile, ma è anche lecito aspettarsi che anche qualche incarico di peso possa essere assegnato a manager donna: la strada sembra così spianata almeno per uno dei nomi che circolano con insistenza in questi giorni, quello di Monica Mondardini, attuale amministratore delegato dell'Espresso, destinata alla stessa poltrona in Poste Italiane, per la quale però qualcuno fa anche il nome di Bianca Maria Farina (numero uno di Poste Vita). Alla stessa carica, sempre stando ai "si dice" guarderebbe con interesse anche il dg della Rai Luigi Gubitosi, ma il premier Matteo Renzi sarebbe restio a spostarlo, per non dover riempire un'ulteriore casella nella tv di Stato.
Sui cda delle quattro quotate, Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, continua il vorticare di nomi vecchi e nuovi. Al gruppo petrolifero non appare del tutto scontato l'addio di Paolo Scaroni (che potrebbe diventare presidente), con Claudio Descalzi o forse un manager esterno come ad, ma resiste il nome del 'fuoriuscito' Leonardo Maugeri; all'Enel Fulvio Conti avrebbe alcune possibilità di essere confermato e, se così fosse, potrebbe essere associato a un ad di provenienza esterna, mentre sembrano sulla via del tramonto le ipotesi interne Luigi Ferraris e Francesco Starace; a Terna, dove Flavio Cattaneo non avrebbe possibilità di conferma malgrado i buoni risultati ottenuti, potrebbe finire proprio Starace. Per quanto riguarda infine Finmeccanica, l'ad Alessandro Pansa, malgrado il buon lavoro svolto, potrebbe essere sacrificato sull'altare del rinnovamento e sostituito da un interno come Giuseppe Giordo o Antonio Perfetti, mentre per il presidente Gianni De Gennaro una conferma appare possibile.
Le indiscrezioni, insomma, non mancano, ma per le decisioni bisognerà aspettare fino all'ultimo minuto utile, vale a dire il prossimo weekend: la lista dei candidati, ha spiegato il sottosegretario Graziano Delrio, "è al vaglio del Tesoro", dove deve pronunciarsi anche il comitato nomine che avrebbe per ora vagliato solo le candidature delle piccole società minori, ma i tempi vanno "assolutamente rispettati". Sembra comunque che i nomi non possano essere fatti prima di giovedì. La partite aperte sono quelle che riguardano Scaroni e Sarmi e quindi prima di stilare le liste definitive dei candidati bisogna risolvere questi passaggi. La memoria, allora, corre a tre anni fa, quando dopo settimane di voci e gossip tutto venne deciso nel giro di poche ore, a ridosso della scadenza: l'allora governo Berlusconi, tra l'altro, spiazzò tutti, tirando fuori dal cilindro nomi mai apparsi prima di allora nel classico toto-nomine, come quello di Giuseppe Recchi (Eni) e Paolo Andrea Colombo (Enel).