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Contraddizioni e opportunità
Mentre i diritti umani in Medio Oriente tornano al centro dell’attenzione internazionale, e la tensione tra sunniti e sciiti sale alle stelle, un Paese corre velocemente verso la modernità portandosi dietro grandi contraddizioni
Mentre i diritti umani in Medio Oriente tornano al centro dell’attenzione internazionale, e la tensione tra sunniti e sciiti sale alle stelle, un Paese corre velocemente verso la modernità portandosi dietro grandi contraddizioni. L’Iran di oggi, infatti, se da un lato appare in così rapida trasformazione, anche grazie alle recenti e storiche aperture politiche con gli Stati Uniti, dall’altra mantiene ancora caratteristiche arcaiche e suscita perplessità e timori. Ciononostante, in divenire rappresenta innegabilmente una grande opportunità di business.
Tra Italia e Iran, infatti, i legami commerciali sono stati per lungo tempo di primo piano, con il Belpaese che è arrivato a essere, in certi momenti, il primo partner europeo con un mercato che nel 2011 era da 7 Miliardi di euro, sceso poi appena al di sopra della soglia del miliardo e ora in risalita. Ma i punti di contatto tra italiani e persiani sono anche culturali, perché la storia di queste due società – pur così diverse – è accomunata da origini antichissime, imperi che hanno fatto la storia, un retaggio poetico, letterario e filosofico che si trova ai vertici della produzione mondiale, e poi da una tradizione commerciale innata, per entrambi. Senza contare le comuni attitudini all’artigianato, alla prelibata gastronomia, all’accoglienza, e l’immenso patrimonio storico e archeologico che illumina Roma e Pompei come Isfahan e Persepoli.
A riportare all’attualità ci sono però i dati dell’interscambio energetico, nei quali la Repubblica islamica, prima del suo isolamento a causa delle sanzioni internazionali, appariva come nostro fornitore strategico per un 12,4% di contributo petrolifero (il 14,9 per la Spagna e il 34% per la Grecia). La vera questione nodale. La revoca delle sanzioni internazionali ha fatto ipotizzare un mercato petrolifero da 800 miliardi di dollari, grazie anche alle riserve iraniane stracolme per la sottoproduzione dovute all'embargo e il ritorno alle abituali quote di mercato del greggio (a cui si devono aggiungere le seconde riserve di gas più importanti al mondo con il gigantesco giacimento 'South Pars' nel Golfo persico, in cui ha un ruolo anche l'Eni). "Senza contare i crediti petroliferi, centinaia di miliardi di dollari - spiega all'ANSA un operatore finanziario iraniano di Tehran - che l'Iran attende dai conti congelati all'estero durante l'isolamento internazionale. Un mare di soldi che sta per piovergli addosso e alimentare il cosiddetto “Iran's comeback", la svolta, quella che potrebbe far dimenticare le continue tensioni internazionali, nate praticamente da subito, con la Rivoluzione islamica del 1979, che hanno tolto la Persia dall’orbita di Usa e Israele ponendola – con il vecchio nome di Iran - in quella dei cosiddetti ‘Stati canaglia’.
Distanze aumentate ancora dal programma nucleare iraniano, sempre dichiarato ad uso civile ma osteggiato dalla comunità Occidentale, fino all'Accordo del 2015 che ha aperto nuove straordinarie prospettive geopolitiche, e che proprio il 16 gennaio 2016 – dopo le verifiche internazionali sul rispetto dei suoi termini – è stato ratificato e ha dato semaforo verde a una stagione di relazioni totalmente nuove. Soprattutto con l’Italia, che anche nei momenti più bui, pur aderendo a ogni sanzione intrapresa da Onu e Stati Uniti, non ha mai chiuso definitivamente le porte al dialogo e, con la visita di Emma Bonino dopo l’elezione del nuovo presidente Hassan Rohani,e poi del Ministro della Cultura Dario Franceschini, e l’imminente visita a Roma del leader iraniano (rinviata dopo i tragici fatti di Parigi e ora fissata per il 25 gennaio), si pone come uno dei suoi principali interlocutori. A complicare di nuovo tutto, invece, sono state la guerra in Siria e la minacciosa ascesa del Califfato, che hanno portato a inediti schieramenti militari e politici, in cui gli iraniani si sono destreggiati attaccando le truppe sanguinarie del Daesh a fianco della Russia, e indirettamente della Francia e della Nato, ma al contempo proteggendo l’alleato Assad e quel ‘corridoio della resistenza’ che unisce Tehran con Hezbollah in Libano attraverso, appunto, la Siria. E affrontando di petto un’acutissima crisi politica con l’Arabia saudita che fa temere l’ennesima escalation di violenza nell’area.
A dare una mano alla distensione, invece, potrebbero però essere fattori non propriamente economici, come la cultura e il turismo (in grande crescita, NdR) che mettendo in comunicazione diretta i cittadini Occidentali con gli uomini di questa nazione, lontana ma pur sempre a quattro ore d'aereo, potrebbero contribuire in modo decisivo a ricollocare positivamente l’Iran e gli iraniani nell’immaginario collettivo dell’Occidente. I persiani infatti non sono arabi, sono ariani (da cui il nome Iran) come noi; guidano i suv, di cui le città sono intasate come da noi e più che da noi; vivono in città che quasi sempre sono grandi il doppio delle nostre, con grattacieli e opere ingegneristiche di altissimo livello. L'istruzione è obbligatoria fino al diploma di liceo e l'università trabocca di studenti molto ben preparati. Le donne votano dal 1963, e divorziano, e pur costrette a indossare un foulard in pubblico, detto 'rusarì' (e un hejab più coprente negli uffici pubblici), sono taxisti, piloti d'aereo, ricercatrici nucleari, imprenditrici, poetesse, giornaliste. Molto meno di quanto potrebbero essere con la libertà dei costumi, ma comunque cardini della loro società rispetto a tanti altri Paesi mediorientali. L'Iran insomma rimane - evidentemente - un Paese dove domina l'assolutismo religioso, ma è pur sempre una Repubblica, benché islamica, con una dialettica politica interna, un Parlamento, e periodiche elezioni. I candidati subiscono sempre il veto di un organismo governativo ad hoc, ma l'elezione dell'attuale presidente moderato, secondo gli analisti internazionali, ha mostrato una maturazione in senso democratico che sarebbe forse incauto non assecondare, in un'area dove la maggior parte degli Stati sono altrettanto assolutistici, se non di più.
Dal punto di vista economico l'Iran è un sistema Paese in pieno sviluppo. E rappresenta la porta per Russia, India, Cina e Paesi satelliti ex sovietici. Un mercato enorme e prezioso, per l'economia italiana in crisi. Nel Paese bisogna fare moltissime nuove infrastrutture e vanno forte la siderurgia, l'edilizia, la metalmeccanica, settori che sarebbero il naturale sbocco dei rispettivi ed esausti comparti di mercato nostrani. "Noi siamo qui e vi aspettiamo a braccia a perte - dice all'ANSA l'amministratore delegato di una grande azienda di import export di Isfahan - Metteteci pure alla prova, se non vi fidate, e ricordate che mentre voi non c'eravate Germania, Francia, Austria e persino gli Usa hanno occupato gli spazi di business da voi abbandonati". Il Business Forum Italia-Iran organizzato dai ministeri degli Esteri e dello Sviluppo economico, oltre che da Icem, Abi, Confindustria e Unioncamere, che a fine novebre 2015 ha riportato a Teheran circa 200 imprese, 20 associazioni imprenditoriali, e 12 gruppi bancari, in questo senso appare un chiaro segnale. In questi anni le sanzioni hanno escluso l'Iran dai circuiti finanziari internazionali (i turisti ad esempio non possono usare Bancomat e carte di credito, per cui devono portarsi dietro molti contanti, NdR), e hanno causato un’altissima inflazione con i prezzi di molti generi anche di prima necessità saliti alle stelle, e ci vorrà del tempo per ricostruire i rapporti e ripartire. "Al momento, infatti - spiega all'ANSA un funzionario di banca iraniano - è cambiato poco o nulla. I pagamenti di commesse e forniture internazionali da e per l'Iran continuano a essere bloccati o temporaneamente sospesi, rallentando o nei casi più gravi causando la cancellazione delle stesse. Un imprenditore non può permettersi di rimanere esposto per grandi quantitativi di merce senza ricevere il pagamento per mesi e mesi. Se questo non cambia ovviamente non ci sarà nessun genere di affari". Ma tutto questo potrebbe finire tra pochissimo.
Insomma nella grande incertezza e delicatezza del momento la parola più usata sembra essere "vedremo", e sull’imminente futuro non si fanno pronostici. Certo è che dal punto di vista cronologico i primi mesi del 2016 potrebbero essere davvero cruciali per la cosiddetta e da più parti auspicata "svolta iraniana". A partire dalla prima visita in Europa - e proprio in Italia - del Presidente Hassan Rohani, prevista per il 25 e 26 gennaio: "L'Italia rappresenta per l'Iran la finestra sull'Europa ed è in una posizione privilegiata con Teheran" nell'era del dopo-sanzioni economiche, come ha affermato l'ambasciatore iraniano a Roma, Jahanbakhsh Mozaffari, in un forum all'ANSA con il direttore Luigi Contu. Il mondo attende anche l'importante appuntamento elettorale del 26 febbraio quando verranno rinnovati il Parlamento iraniano e l'Assemblea degli Esperti, organismo elitario cui spetta lo strategico compito di eleggere la prossima Guida Suprema, il vero 'Grande vecchio' senza il quale in Iran nulla si muove davvero.
La ricchissima Tehran è una città dai fenomeni insospettabili, come quello del miraggio chirurgico, con migliaia di occidentali che da mezzo mondo si recano nelle sue cliniche di primissimo livello a rifarsi labbra e seni a prezzi stracciati, o dove - nonostante la religione - un uomo può diventare donna e vice versa con il sostegno dello Stato. Al tempo stesso è una temutissima capitale politica, come dimostrano le postazioni contraeree visibili dalle strade, e dove le scolaresche vanno in visita nelle basi nucleari. Ma l'hobby nazionale e fare tranquillissimi picnic nei parchi pubblici, e il gioco più diffuso sono gli scacchi! In primavera si possono vedere centinaia di persone giocare all'aperto. Nelle zone meno inquinate, s'intende: Tehran infatti è la città dello smog, come anche della lotta all'inquinamento, però, con un efficiente sistema di blocco del traffico automatico e contemporanea immisisone di bus e metro aggiuntivi in linea. E' la metropoli delle donne col capo velato, ma anche con il tacco da '18' e una gran voglia di sfondare nella professione e nella vita pubblica. E proprio nella capitale, dove ormai aprono bookshop e atelier, e dove le donne sono sempre più disinvolte nello sconcerto dei 'tradizionalisti', si può capire dove stia andando l'Iran di oggi, a una velocità doppia delle altre nazioni dell'area.
Parlare di Iran significa infatti anche scienza, ricerca medica, soluzioni innovative nella chirurgia, nelle nanotecnologie, nell'informatica, nell'ingegneria civile. E po cinema, arte figurativa, design e fotografia. Basti pensare al premio Nobel per la matematica, donna e iraniana, la ricercatrice naturalizzata statunitense Maryam Mirzakhani, che lo ha vinto per i suoi studi sulla geometria iperbolica, o alla ricercatrice Soodabeh Davaran, premio Unesco per i contributi alla scienza e alla nanotecnologia. O ai nuovissimi farmaci antitumorali di cui gli iraniani hanno il brevetto mondiale (e che vengono vendutio a prezzi calmierati). E poi ai premi vinti dai più famosi cineasti, Mohsen Makhmalbaf, Jafar Panahi, Abbas Kiarostami e molti altri.
Insomma è evidente che l'Iran vive forti contraddizioni, con punte di oscurantismo e al contempo di modernità sorprendenti. Anche con tentativi di mediazione tra gli estremi abbastanza curiosi, come le sfilate di moda per chador e manteau (l'onnipresente soprabito abitualmente usato sopra i jeans o i leggins, ndR) l'8 marzo, data non istituzionalizzata ma molto sentita tra i giovani, che incarnano il tentativo di rendere trandy gli abiti tradizionali con un'operazione modaiola molto "western style".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
La ricchissima Tehran è una città dai fenomeni insospettabili, come quello del miraggio chirurgico, con migliaia di occidentali che da mezzo mondo si recano nelle sue cliniche di primissimo livello a rifarsi labbra e seni a prezzi stracciati, o dove - nonostante la religione - un uomo può diventare donna e vice versa con il sostegno dello Stato. Al tempo stesso è una temutissima capitale politica, come dimostrano le postazioni contraeree visibili dalle strade, e dove le scolaresche vanno in visita nelle basi nucleari. Ma l'hobby nazionale e fare tranquillissimi picnic nei parchi pubblici, e il gioco più diffuso sono gli scacchi! In primavera si possono vedere centinaia di persone giocare all'aperto. Nelle zone meno inquinate, s'intende: Tehran infatti è la città dello smog, come anche della lotta all'inquinamento, però, con un efficiente sistema di blocco del traffico automatico e contemporanea immisisone di bus e metro aggiuntivi in linea. E' la metropoli delle donne col capo velato, ma anche con il tacco da '18' e una gran voglia di sfondare nella professione e nella vita pubblica. E proprio nella capitale, dove ormai aprono bookshop e atelier, e dove le donne sono sempre più disinvolte nello sconcerto dei 'tradizionalisti', si può capire dove stia andando l'Iran di oggi, a una velocità doppia delle altre nazioni dell'area.
Parlare di Iran significa infatti anche scienza, ricerca medica, soluzioni innovative nella chirurgia, nelle nanotecnologie, nell'informatica, nell'ingegneria civile. E po cinema, arte figurativa, design e fotografia. Basti pensare al premio Nobel per la matematica, donna e iraniana, la ricercatrice naturalizzata statunitense Maryam Mirzakhani, che lo ha vinto per i suoi studi sulla geometria iperbolica, o alla ricercatrice Soodabeh Davaran, premio Unesco per i contributi alla scienza e alla nanotecnologia. O ai nuovissimi farmaci antitumorali di cui gli iraniani hanno il brevetto mondiale (e che vengono vendutio a prezzi calmierati). E poi ai premi vinti dai più famosi cineasti, Mohsen Makhmalbaf, Jafar Panahi, Abbas Kiarostami e molti altri.
Insomma è evidente che l'Iran vive forti contraddizioni, con punte di oscurantismo e al contempo di modernità sorprendenti. Anche con tentativi di mediazione tra gli estremi abbastanza curiosi, come le sfilate di moda per chador e manteau (l'onnipresente soprabito abitualmente usato sopra i jeans o i leggins, ndR) l'8 marzo, data non istituzionalizzata ma molto sentita tra i giovani, che incarnano il tentativo di rendere trandy gli abiti tradizionali con un'operazione modaiola molto "western style".
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L'inflazione iraniana è arrivata a superare la soglia del 40% all'anno. Una battuta che circola per Tehran sottolinea la drammaticità della continua perdita di valore del Rial: "Scusa, quanto vale il Rial?". "Ti interessa sapere il valore di quando me lo hai chiesto o di adesso?".
Per la cronaca, l'Iran è stato colpito da quattro serie di sanzioni economiche e commerciali varate dall'Onu dal 2006 al 2010, cui si sommano altre petrolifere e apparentemente più paralizzanti misure finanziarie da parte di Usa e Ue. Ci sono state "misure restrittive" europee (4 dal 2007), leggi del Congresso americano (10) e "ordini esecutivi" statunitensi (18). Infine le più articolate sanzioni Usa-Ue del 2013 che ora saranno tolte in modo progressivo dopo la ratifica, il 16 gennaio 2016, dell'accordo sul Nucleare. I comparti tradizionalmente più interessati per le imprese italiane erano l'housing (dagli elettrodomestici ai mobili, alle costruzioni), l'alimentare e l'automotive (i pezzi di ricambio delle auto). C'era una torta di importazioni per oltre 7 miliardi di dollari (dato 2012) di cui l'Italia approfitta ormai solo per 1,3 miliardi di euro mentre la parte del leone vien fatta da Emirati arabi, Cina, Turchia, Corea del Sud, Svizzera, India, Malesia e Indonesia ma anche Germania e Usa. Al contrario, di importabile in Italia, da Tehran, c'erano i marmi, le materie prime per l'industria, la frutta secca (come il famoso pistacchio) e lo zafferano "il migliore al mondo in assoluto". Ovviamente anche i rinomati tappeti e il caviale, quest'ultimo oramai con una richiesta di 30 volte superiore alla produzione e che va subito tutto venduto.
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La strada cittadina più lunga della Persia si trova a Tehran: con i suoi 20 chilometri, infatti, l'antico tracciato taglia quasi in due la megalopoli, e rappresenta il suo cuore d'asfalto. Una sorta di cordone ombelicale tra la zona a nord della città, quella ricca, che si estende sulla parte più elevata dell'altipiano, e quella a Sud, con la stazione e i quartieri popolari, a una quota nettamente inferiore.
Siamo stati a bordo di un autobus del Comune, dove ci si trova come sui mezzi di una qualsiasi metropoli. A far percepire la 'diversità' ci sono l'onnipresente musichetta orientaleggiante diffusa dagli altoparlanti e una certa confusione, tutta mediorentale, sui marciapiedi, fuori. Ma soprattutto la grande gentilezza di tutti e la curiosità per gli stranieri, esternata sempre con grandi sorrisi. Percorrere tutta la Vali Asr è un ottimo modo per entrare in sintonia con la gente, preventivando un'ora di andata e un'ora per il ritorno tra la stazione centrale della Capitale, a Rah Ahan square, e il capolinea a Nord della metro, Tajrish. Impossibile che almeno una decina di persone non vi rivolgano la parola chiedendo da dove venite e informazioni sulla vostra città 'occidentale'. Normale anche sentirsi invitare a cena o a pranzo a casa di qualcuno, in famiglia. Provare per credere.
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Il primo settore a beneficiare di questo nuovo clima nei rapporti internazionali del Dopo-accordo è stato, dal 2015, il turismo. Per anni le tensioni internazionali hanno infatti inciso pesantemente sul flusso di visitatori tra i due Paesi, reso maggiormente difficile da normative sempre più complesse e da iniziative apparentemente sconcertanti come quella di non rifornire gli aerei della compagnia di bandiera (provvedimento poi annullato) o la richiesta delle impronte digitali ai turisti (ancora in vigore). Così, nel 2013, gli italiani portati in Iran dal principale tour-operator iraniano in Italia erano solo alcune centinaia.
Eppure solo a Theran si stima ci siano due o tre milioni di ricchi e in tutto l'Iran svariati milioni di benestanti. Si tratta spesso di persone con alto livello culturale, predisposizione a viaggiare, desiderio di spesa nel settore del luxury: insomma l'identikit perfetto del turista in Italia. Ciononostante, nel Belpaese la maggior parte di loro non ci sono mai venuti a vantaggio di Francia e Spagna. Il motivo è semplice: "Il nostro Paese rende la vita difficile a chi deve venire a studiare o in visita dalla Persia - spiega all'ANSA un funzionario dell'Immigrazione di Mlano - Chi vuole soggiornare in Italia, infatti, deve compilare una pigna di documenti, provvedere a costose assicurazioni, aprire conti in banca o farseli aprire su garanzia e una volta qui, farsi prendere le impronte al consolato italiano prima di partire. Il tutto per un visto che 'loro' invece ci danno in una settimana dietro presentazione solo di nome, professione, motivo della visita e copia del passaporto".
Diversa la tendenza verso l'Iran: secondo l'agenzia iraniana Fars news, lo Stato islamico ha guadagnato 5 miliardi di dollari grazie al turismo mondiale (dati al 20 marzo 2014): "L'Iran possiede il 10% dei siti storici del mondo, quindi il guadagno derivato dal turismo dovrebbe essere di almeno 100 miliardi di dollari". Secondo le previsioni alla fine del 2025 l'Iran potrebbe ospitare 20 milioni di turisti e guadagnare tra i 25 e i 30 miliardi di dollari grazie a esso. Secondo Ali Pourmarjan, Consigliere culturale dell'Ambasciata della repubblica islamica dell'Iran a Roma "anche dall'Italia si registra un impennata di richieste di visti pari al 120-150%, e nella primavera 2015 abbiamo assistito a un flusso di turisti pari a quelli che normalmente visitano l'Iran in un intero anno". "Il numero dei turisti stranieri in Iran è aumentato del 215% rispetto all'anno scorso", ha confermato Rahmani Movahed, il vice presidente dell'Organizzazione iraniana del Turismo, dell'artigianato e del patrimonio culturale.
"Visitare l'Iran - dice all'ANSA un responsabile del tour operator iraniano di Milano - è davvero un'esperienza che si presta a interpretare la vacanza in molti modi: il territorio ha enormi altopiani e deserti, foreste incontaminate ma anche laghi e foreste, due mari (il Caspio e il Golfo persico, ndR), e una rete efficientissima di pullman e voli interni. Un patrimonio storico-archeologico tra i più importanti al mondo. Senza dimenticare l'artigianato e la gastronomia, le numerose mostre ed eventi culturali che sempre animano le città e la famosa ospitalità iraniana, che mette davvero tutti a proprio agio".
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Il primo settore a beneficiare di questo nuovo clima nei rapporti internazionali del Dopo-accordo è stato, dal 2015, il turismo. Per anni le tensioni internazionali hanno infatti inciso pesantemente sul flusso di visitatori tra i due Paesi, reso maggiormente difficile da normative sempre più complesse e da iniziative apparentemente sconcertanti come quella di non rifornire gli aerei della compagnia di bandiera (provvedimento poi annullato) o la richiesta delle impronte digitali ai turisti (ancora in vigore). Così, nel 2013, gli italiani portati in Iran dal principale tour-operator iraniano in Italia erano solo alcune centinaia.
Eppure solo a Theran si stima ci siano due o tre milioni di ricchi e in tutto l'Iran svariati milioni di benestanti. Si tratta spesso di persone con alto livello culturale, predisposizione a viaggiare, desiderio di spesa nel settore del luxury: insomma l'identikit perfetto del turista in Italia. Ciononostante, nel Belpaese la maggior parte di loro non ci sono mai venuti a vantaggio di Francia e Spagna. Il motivo è semplice: "Il nostro Paese rende la vita difficile a chi deve venire a studiare o in visita dalla Persia - spiega all'ANSA un funzionario dell'Immigrazione di Mlano - Chi vuole soggiornare in Italia, infatti, deve compilare una pigna di documenti, provvedere a costose assicurazioni, aprire conti in banca o farseli aprire su garanzia e una volta qui, farsi prendere le impronte al consolato italiano prima di partire. Il tutto per un visto che 'loro' invece ci danno in una settimana dietro presentazione solo di nome, professione, motivo della visita e copia del passaporto".
Diversa la tendenza verso l'Iran: secondo l'agenzia iraniana Fars news, lo Stato islamico ha guadagnato 5 miliardi di dollari grazie al turismo mondiale (dati al 20 marzo 2014): "L'Iran possiede il 10% dei siti storici del mondo, quindi il guadagno derivato dal turismo dovrebbe essere di almeno 100 miliardi di dollari". Secondo le previsioni alla fine del 2025 l'Iran potrebbe ospitare 20 milioni di turisti e guadagnare tra i 25 e i 30 miliardi di dollari grazie a esso. Secondo Ali Pourmarjan, Consigliere culturale dell'Ambasciata della repubblica islamica dell'Iran a Roma "anche dall'Italia si registra un impennata di richieste di visti pari al 120-150%, e nella primavera 2015 abbiamo assistito a un flusso di turisti pari a quelli che normalmente visitano l'Iran in un intero anno". "Il numero dei turisti stranieri in Iran è aumentato del 215% rispetto all'anno scorso", ha confermato Rahmani Movahed, il vice presidente dell'Organizzazione iraniana del Turismo, dell'artigianato e del patrimonio culturale.
"Visitare l'Iran - dice all'ANSA un responsabile del tour operator iraniano di Milano - è davvero un'esperienza che si presta a interpretare la vacanza in molti modi: il territorio ha enormi altopiani e deserti, foreste incontaminate ma anche laghi e foreste, due mari (il Caspio e il Golfo persico, ndR), e una rete efficientissima di pullman e voli interni. Un patrimonio storico-archeologico tra i più importanti al mondo. Senza dimenticare l'artigianato e la gastronomia, le numerose mostre ed eventi culturali che sempre animano le città e la famosa ospitalità iraniana, che mette davvero tutti a proprio agio".
Il segnale che qualcosa sia già cambiato lo possiamo arguire dalla mostra "Uno scatto dall'Iran - Valorizza le differenze" inaugurata a novembre nella sede del Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci' e organizzata dal Polo museale del Lazio e dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran. Si tratta, infatti, del primo concorso fotografico promosso dall'Iran aperto a tutti i turisti che hanno visitato la Persia. L'esposizione, realizzata in collaborazione con Ismeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l'Oriente) presenta tre sezioni: nella prima sono esposte 50 fotografie scattate da turisti italiani in Iran (quasi 110 persone), selezionate tra 1.500 immagini dalla Commissione, composta da Felicetta Ferraro direttore della casa editrice Ponte 33, già consigliere culturale dell'Ambasciata d'Italia a Tehran, da Riccardo Zipoli, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e da Bihan Bassiri, artista di origine iraniana.
A vincere il primo premio è stato Gaetano Di Filippo ritraendo un gruppo di uomini coperti di fango riuniti per le cerimonie dell'Ashura (ricorrenza religiosa del martirio dell'Imam Alì, ndR) a Khorram Abad. Il secondo premio è andato a una famiglia seduta per un pic nic e l'immortala in un momento di riposo dopo il pranzo all’interno di un vecchio Caravanserraglio dismesso a Miandasht. (Foto per gentile concessione dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran).
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Il segnale che qualcosa sia già cambiato lo possiamo arguire dalla mostra "Uno scatto dall'Iran - Valorizza le differenze" inaugurata a novembre nella sede del Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci' e organizzata dal Polo museale del Lazio e dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran. Si tratta, infatti, del primo concorso fotografico promosso dall'Iran aperto a tutti i turisti che hanno visitato la Persia.
L'esposizione, realizzata in collaborazione con Ismeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l'Oriente) presenta tre sezioni: nella prima sono esposte 50 fotografie scattate da turisti italiani in Iran (quasi 110 persone), selezionate tra 1.500 immagini dalla Commissione, composta da Felicetta Ferraro direttore della casa editrice Ponte 33, già consigliere culturale dell'Ambasciata d'Italia a Tehran, da Riccardo Zipoli, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia e da Bihan Bassiri, artista di origine iraniana.
A vincere il primo premio è stato Gaetano Di Filippo ritraendo un gruppo di uomini coperti di fango riuniti per le cerimonie dell'Ashura (ricorrenza religiosa del martirio dell'Imam Alì, ndR) a Khorram Abad. Il secondo premio è andato a una famiglia seduta per un pic nic e l'immortala in un momento di riposo dopo il pranzo all’interno di un vecchio Caravanserraglio dismesso a Miandasht.
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