Galeotto fu in un certo senso il sogno della 'Poderosa', la moto con la quale Ernesto Guevara partì da Buenos Aires e fece il suo celebre viaggio in alcuni paesi latinoamericani con l'amico Alberto Granado. Qualche anno dopo, nel 1955, il 'Che' conobbe Fidel Castro a Città del Messico, dove il cubano stava organizzando un piano che da lì a qualche anno sarebbe sfociato nella 'revolucion'. Il feeling tra i due scattò subito (fu Raul a presentare l'argentino al fratello) e le vite del 'Che' e di Fidel si intrecciarono per una decina d'anni.
Sconfitto il tiranno Batista, il primo gennaio 1959 il gruppo dei 'barbudos' cubani entrarono trionfalmente all'Avana. Passò il tempo, e Guevara ebbe diversi incarichi di prima linea nell'isola, soprattutto in campo economico, inclusa la guida del 'Banco nacional'. Poi, era il 1965, le strade si divaricarono e il comandante argentino decise di lasciare l'isola per missioni segrete prima in Congo poi in Bolivia. Nella selva boliviana tentò di creare focolai guerriglieri in mezzo all'assoluta indifferenza dei 'campesinos'.
Fu catturato e ucciso dall'esercito locale, con la regia della Cia: il 9 ottobre 1967 vennero scattate le foto del 'Che' che moriva nella località La Higuera. Moriva l'uomo, nasceva la leggenda. Sulla rottura tra i due big della rivoluzione cubana sono state scritte molte pagine, in gran parte centrate sulle critiche del 'Che' al progressivo irrigidimento della revolucion. E sulla sua avversione nei confronti dell'asse L'Avana-Mosca, cioè dell'allineamento di Fidel con la superpotenza sovietica. La morte del 'Che', a 39 anni, rappresentò la fine di una tappa fondamentale nella vita politica di Cuba e soprattutto di un sodalizio, quello con Fidel, che dalla storia è trasfigurato nel mito.
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