Oleksandr Dugin, l'ideologo del putinismo, ha legami e conoscenze anche in Italia, in primo luogo con la Lega di Matteo Salvini, ma in una delle interviste degli ultimi mesi esprimeva grande apprezzamento per Giorgia Meloni: "Ho un presentimento, si farà strada".
Sul fronte leghista è Gianluca Savoini ad introdurre Dugin, che parla perfettamente l'italiano, al leader del Carroccio. Tra i due si stabilisce una relazione, tanto che nel 2016 è proprio Dugin ad intervistare Salvini, in occasione di una visita a Mosca, negli studi di Tsargrad, la tv del ministero della Difesa russa. Due anni dopo, nel 2018, il padre della 'Quarta Teoria Politica' (che supera fascismo, comunismo e liberalismo in nome di un populismo sovranista) benedice il neonato governo gialloverde: "Ha vinto Salvini, che con le sue felpe e le sue magliette ha contribuito a far smetter di demonizzare il populismo, e anche i Cinque Stelle. Insieme a loro ha vinto anche il popolo, in questa nuova lotta contro le élite per ritrovare la propria identità".
La "grande simpatia" per il leader leghista si va però raffreddando pian piano. La caduta dell'esecutivo gialloverde viene definita "un'occasione mancata" e Salvini finisce nel mirino: "La sua trasformazione in senso atlantista e liberale è un peccato, perché ha perduto la dimensione del vero populismo", commenta Dugin, deluso per "l'influenza della destra liberale Usa" sul leghista.
Da ultimo, il nuovo Rasputin dice di apprezzare Meloni per le sue critiche alle misure anti-Covid e la distanza "dalle politiche fallimentari del globalista e liberale Draghi". Fino al vaticinio: "Se seguirà rigorosamente gli ideali e i valori che proclama, sarà, secondo me, molto significativo. Quando l'Italia - con la Meloni o chiunque altro - diventerà sovrana, allora e solo allora le cose cominceranno ad andare".
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