Almeno 19 persone sono state uccise ieri in un attacco aereo israeliano contro una casa vicino a un ospedale nel campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza. Lo sostiene il ministero degli Interni palestinese gestito da Hamas.
Il Ministero della Sanità palestinese afferma che otto persone sono morte in un bombardamento che ha colpito domenica scorsa il complesso medico Nasser nella Striscia. Secondo la stessa fonte, alcune delle vittime erano ricoverate in un reparto pediatrico. Immagini fornite dal dicastero e pubblicate dai media internazionali mostrano buchi nei muri di edifici e attrezzature distrutte o ricoperte di polvere.
Una tregua di tre giorni a Gaza in cambio del rilascio di 12 ostaggi nelle mani di Hamas, di cui sei americani. E' lo scambio su cui si sta negoziando, secondo una fonte del movimento islamico palestinese, che tiene in prigionia oltre 240 persone dopo i massacri del 7 ottobre.
Intanto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, pur condannando l'uso di scudi umani civili da parte di Hamas, critica ancora Israele per il bilancio record di vittime civili a Gaza, soprattutto bambini, "in un numero di gran lunga superiore a quello annuale di qualsiasi guerra": "Il che significa che c'è qualcosa di chiaramente sbagliato nel modo in cui vengono condotte le operazioni militari".
"I colloqui vertono sul rilascio di 12 ostaggi, metà dei quali americani, in cambio di una pausa umanitaria di tre giorni, per consentire ad Hamas di liberare gli ostaggi e concedere all'Egitto un periodo di tempo prolungato per fornire aiuti umanitari", ha spiegato la fonte del movimento islamico citata dalla France Presse, precisando che ci sono ancora disaccordi (sul periodo di tempo e la zona della tregua) e che Doha "sta aspettando una risposta da Israele". A mediare infatti è il Qatar, stretto alleato degli Usa (che qui ha la sua più grande base in Medio Oriente) ma anche primo finanziatore e sostenitore di Hamas, di cui ospita l'ufficio politico e la principale residenza del leader autoesiliato Ismail Haniyeh e di altri dirigenti del movimento. Come Khalil al-Hayya, il quale ha spiegato al New York Times come lo scopo degli attacchi a Israele fosse "cambiare l'intera equazione e non solo avere uno scontro", per "rimettere sul tavolo la questione palestinese".
"Spero che lo stato di guerra con Israele diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco", gli ha fatto eco Taher El-Nounou.
Alle spalle di Doha c'è la regia di Washington, che sta tessendo la sua fragile tela con il segretario di stato Antony Blinken e il capo della Cia William Burns, inviati a turno nella regione. Non è un caso se il primo a proporre una tregua di tre giorni per il rilascio di alcuni ostaggi è stato lo stesso Joe Biden nella telefonata di lunedì al premier Benyamin Netanyahu, alleato che si sta rivelando sempre più riottoso e imbarazzante per il presidente a causa della sua linea intransigente e in contrasto con i piani americani per il futuro di Gaza. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby è stato però più vago, sostenendo che la pausa potrebbe durare "ore o giorni" o "quanto necessario", e che "non ci sono prove che gli ostaggi in mano ad Hamas, compresi i cittadini Usa, siano ancora in vita", aggiungendo che "potrebbe essere necessaria più di una pausa umanitaria per farli uscire tutti".
Il Qatar ha già negoziato nelle scorse settimane il rilascio di 4 ostaggi, di cui due americani e due israeliani: una ripartizione che si ripropone uguale anche ora, con la speranza di Biden di riportare a casa sani e salvi tutti gli americani nelle mani di Hamas (circa una decina) evitando incidenti che potrebbero affondarlo ulteriormente nei sondaggi per la rielezione. Le prime informazioni parlavano del rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di una pausa umanitaria di 1-2 giorni, che dovrebbe consentire ad Hamas anche di raccogliere i dettagli di tutti gli ostaggi civili e garantire poi la liberazione di altre decine.
Secondo una fonte egiziana, la pausa umanitaria è attesa entro la prossima settimana. Il Forum che riunisce le famiglie di ostaggi e dispersi plaude "al ritorno di ogni singolo ostaggio", ma ribadisce che "qualsiasi passo verso un cessate il fuoco dovrebbe includere il rilascio di tutti". La trattativa comunque riguarda solo gli ostaggi civili. E Hamas sembra intenzionata a perseguire la sua richiesta di uno scambio di prigionieri "totale o parziale" per la liberazione di tutti gli ostaggi, come ha detto alla tv pubblica israeliana Kan Abu Obeida, il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas a Gaza.
Finora Israele ha rifiutato qualsiasi tregua umanitaria senza liberazione degli ostaggi (lo ha ripetuto in serata Netanyanu), nonostante gli appelli pressanti dell'Onu, delle ong e delle capitali straniere. L'ultimo è arrivato dai ministri degli Esteri del G7 riuniti a Tokyo, che sostengono "le pause e i corridoi umanitari a Gaza per facilitare l'assistenza urgentemente necessaria, il movimento dei civili e il rilascio degli ostaggi". Ribadita la contrarietà ad un più ampio cessate il fuoco, Blinken ha però insistito che Israele non può rioccupare Gaza, come ha preannunciato Netanyahu: una posizione su cui si è subito allineata Bruxelles per bocca della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. G7 e Ue hanno anche sollecitato Israele a rispettare le leggi di guerra a Gaza, di fronte ad un bilancio che in un mese ha superato le 10.000 vittime palestinesi, di cui il 40% bambini, secondo le autorità locali.
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