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Houthi ancora nel mirino, nuovi raid Usa in Yemen

Houthi ancora nel mirino, nuovi raid Usa in Yemen

Il gruppo filo-Iran: 'Non fermeremo gli attacchi nel Mar Rosso'

WASHINGTON, 14 gennaio 2024, 18:23

di Luca Mirone

ANSACheck
Houthi: raid Usa non fermano nostri attacchi in Mar Rosso © ANSA/EPA

Sale ulteriormente la tensione nel Mar Rosso, sullo sfondo del conflitto a Gaza. Gli Stati Uniti hanno preso di mira gli Houthi per il secondo giorno consecutivo, con nuovi raid diretti in Yemen per indebolire le capacità militari del gruppo sciita che minaccia cargo e petroliere occidentali.

Gli attacchi sono stati stati di portata molto più ridotta rispetto al blitz condotto insieme ai britannici su quasi 30 obiettivi ed il movimento alleato dell'Iran ha reagito in modo sprezzante: "Nessun danno significativo, continueremo a impedire il traffico delle navi" dei Paesi amici di Israele, è stato l'avvertimento.

Nell'operazione condotta dalla Marina americana nelle prime ore di sabato il cacciatorpediniere Uss Carney ha colpito un sito radar yemenita. Un attacco "associato a quelli effettuati il 12 gennaio per ridurre la capacità degli Houthi di attaccare le navi mercantili", hanno in seguito spiegato le forze armate statunitensi, mentre i media ufficiali dei miliziani sostenuti da Teheran hanno riferito di un raid contro una base aerea nella capitale Sanaa, sotto il loro controllo. In seguito fonti della sicurezza yemenite hanno dato conto di un ulteriore raid che avrebbe colpito un sito di lancio dei missili Houthi nella città portuale di Hodeida.

 

 

 

Gli intensi bombardamenti alle postazioni degli Houthi sono stati motivati da Washington e Londra come "un'azione difensiva" in risposta all'intensificarsi dei raid del gruppo armato yemenita contro i mercantili nel Mar Rosso (oltre 20 attacchi da novembre), ma la risposta non prelude affatto ad una de-escalation. Gli Houthi attraverso un suo portavoce hanno per prima cosa minimizzato i danni, aggiungendo che non ci sono state neanche vittime. E soprattutto, hanno promesso una "risposta forte ed efficace".

La minaccia di missili e droni continuerà a riguardare i mercantili dei Paesi che gli Houthi definiscono "alleati di Israele", come risposta all'invasione di Gaza.

E per confermare il sostegno alla causa palestinese, le milizie sciite hanno diffuso un video in cui simulano un blitz ad un villaggio israeliano ed il rapimento di due ebrei ortodossi: una macabra replica all'assalto di Hamas del 7 ottobre. Il video è stato rilanciato dalla tv pubblica dello Stato ebraico, che fa già i conti con un altro gruppo armato della galassia iraniana, gli Hezbollah libanesi.

 

L'escalation nel Mar Rosso ha alimentato i timori di un allargamento del conflitto nella regione, con Turchia e Arabia Saudita a guidare il fronte di chi invoca moderazione, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha confermato la spaccatura tra le potenze pro o contro Israele nella guerra a Gaza.

Al Palazzo di Vetro gli Usa hanno definito le azioni contro gli Houthi "necessarie" e "proporzionate", mentre la Russia ha accusato Washington e Londra di una "palese aggressione" sul territorio dello Yemen. Quanto al convitato di pietra di questa crisi, l'Iran, è arrivata una "condanna" agli attacchi contro gli Houthi, ma nulla di più. Il regime degli ayatollah, pur avendo interesse che i suoi alleati destabilizzino gli occidentali in tutta la regione, non ha finora mostrato di voler entrare direttamente nel conflitto.

Anche se il giorno di Capodanno ha schierato un cacciatorpediniere nel Mar Rosso. Finora la caccia degli Houthi alle navi occidentali ha avuto un impatto significativo sul commercio globale. I prezzi del petrolio sono aumentati fino al 4%, mentre le principali compagnie di navigazione hanno dirottato il traffico girando intorno all'Africa, allungando non poco i tempi di percorrenza rispetto al tradizionale passaggio da Suez: il volume di container in transito dal Mar Rosso da novembre sarebbe calato del 70%, secondo alcuni esperti. Per difendere questa rotta strategica anche l'Ue si sta muovendo. Il tema sarà al centro del prossimo consiglio Esteri, in cui si ragionerà su come rafforzare la missione già attiva nell'area, Atalanta, che è nata principalmente in funzione anti-pirateria.

 

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