Non era un allarme generico, come sostenuto da Mosca, quello lanciato da Washington per possibili attentati. Gli Usa avevano infatti avvisato i russi che un "potenziale obiettivo" era proprio il Crocus City Hall, dove poi è effettivamente avvenuto l'attacco del 22 marzo, costato la vita a 144 persone tra cui sei bambini. Lo sostiene il Washington Post, citando "funzionari Usa a conoscenza dei fatti". Il Cremlino non ha commentato, limitandosi a dire che tali questioni sono trattate direttamente tra i servizi segreti russi e americani.
Secondo il Post, "l'alto grado di specificità dell'avvertimento" mostra la convinzione degli Stati Uniti delle bontà delle proprie fonti. Ma a una domanda in proposito, il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov ha risposto che questa non è un argomento di sua competenza, perché tali scambi di informazioni avvengono "attraverso i canali dei servizi speciali" dei due Paesi, "direttamente da servizio a servizio".
Intanto, mentre la Francia si dice pronta a rafforzare la collaborazione con Mosca contro il terrorismo, è tornato a commentare la strage, rivendicata dall'Isis, il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale Nikolai Patrushev, che come il presidente Vladimir Putin ha evocato un possibile ruolo di Kiev quale mandante. Ma Patrushev ha chiamato in causa anche gli stessi americani, perché, ha affermato, "tutti sono consapevoli che il regime di Kiev non è indipendente ed è totalmente controllato dagli Stati Uniti".
L'ondata emotiva scatenata dall'attentato di Mosca ha dato nuovo impulso, secondo quanto sostiene il ministero della Difesa, all'arruolamento di militari volontari sotto contratto destinati a partecipare al conflitto in Ucraina. Secondo il dicastero, sono stati circa 16mila coloro che hanno deciso di entrare nelle forze armate solo negli ultimi dieci giorni, portando il totale dall'inizio dell'anno ad oltre centomila. E sempre secondo il ministero della Difesa la maggior parte di loro ha "indicato come motivo principale per la firma del contratto il desiderio di vendicare le vittime della tragedia del 22 marzo".
A San Pietroburgo, intanto, la testata Fontanka ha scritto che è stato arrestato un ex dissidente sovietico, Alexander Skobov, di 66 anni, con l'accusa di "giustificazione del terrorismo". A riferirlo è stato l'attivista per i diritti umani Yuly Rybakov. I motivi del provvedimento non sono chiari, visto che, secondo lo stesso Rybakov, Skobov non ha commentato in alcun modo la strage al Crocus. La testata indipendente Meduza afferma invece che si era schierato apertamente contro l'intervento militare in Ucraina.
Ad impensierire la Russia continuano ad essere anche gli attacchi in profondità sul suo territorio dei droni ucraini. Come quello che ieri ha preso di mira un polo industriale nella repubblica del Tatarstan, ad oltre mille chilometri dal confine. "E' necessario intensificare la mobilitazione e l'allerta di tutti i nostri servizi competenti e l'adozione di misure aggiuntive per garantire la sicurezza, ciò che viene fatto", ha commentato Peskov. Tutto questo mentre una fonte dell'intelligence militare ucraina ha detto al Guardian che Kiev sta preparando entro "la prima metà del 2024" un terzo attacco per tentare di distruggere il Ponte di Crimea, che collega al territorio russo la penisola annessa nel 2014.
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