Otto anni sindaco di Lisbona, otto anni premier del Portogallo: la terza vita politica di Antonio Costa, alla presidenza del Consiglio europeo, arriva a pochi mesi da un drammatico passo indietro nello scandalo per corruzione che ha travolto il governo portoghese. Con tanto di surreale errore giudiziario: per una trascrizione di un'intercettazione telefonica è stato messo sulla graticola, ma non si parlava di lui bensì di un omonimo, ministro del suo governo. La magistratura ha ammesso l'errore ma la frittata era fatta e Costa si era già dimesso, proclamandosi comunque estraneo ai fatti.
Socialista, 62 anni, figlio di due scrittori e con origini indiane, ha avuto una spettacolare carriera politica. Già ministro di Antonio Guterres, nel 2004 è capolista alle elezioni europee e vicepresidente all'Eurocamera all'inizio della sesta legislatura. Si dimette meno di un anno dopo per tornare al governo da ministro di José Socrates e correre quindi con successo per l'incarico di primo cittadino di Lisbona. Alla guida del governo dal novembre 2015, Costa ha conquistato la maggioranza assoluta nel 2022 in una vera e propria eccezione tra parlamenti europei sempre più frammentati. Artefice di un risanamento prodigioso dei conti pubblici, mantenendo comunque gli impegni a realizzare politiche 'di sinistra', ha portato il Paese fuori dalla vigilanza della troika.
E' molto rispettato anche dagli altri leader europei. Dopo lo scandalo del novembre 2023, alle ultime elezioni europee è risultato il grande vincitore, non solo morale. I socialisti hanno conquistato un seggio in più dei candidati dell'Alleanza democratica, il partito che esprime il premier Luis Montenegro dopo le elezioni di marzo. E questi ha pubblicamente indicato Costa per il Consiglio europeo, nello spirito di squadra che in Portogallo fa anteporre il candidato nazionale alla casacca di partito.
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