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Macron, l'enfant prodige rimasto solo

Macron, l'enfant prodige rimasto solo

'Meglio coabitare con RN che dargli chiavi dell'Eliseo nel 2027'

PARIGI, 30 giugno 2024, 20:25

di Paolo Levi

ANSACheck
Macron © ANSA/AFP

Macron © ANSA/AFP

"Solo, abbandonato, in questo popoloso deserto che appellano Parigi": è rimasto solo Emmanuel Macron, l'enfant prodige della politica francese, il cui azzardo (o il troppo orgoglio?) di convocare elezioni anticipate dopo la batosta elettorale alle elezioni Ue del 9 giugno, rischia ora di rivelarsi un impietoso boomerang politico, il possibile tramonto di una certa idea della Francia e dell'Europa. In tanti, in queste ultime settimane di campagna elettorale lampo con la République sull'orlo della crisi di nervi, hanno cercato di fornire un senso all'annunciato scioglimento dell'Assemblée Nationale da molti ritenuto incomprensibile se non addirittura autolesionista: quale bisogno di convocare elezioni anticipate, consegnando la seconda economia dell'Unione all'incognita delle estreme, quando Macron avrebbe potuto continuare a governare (seppur senza maggioranza assoluta in parlamento dal 2022) per altri tre anni?

Tra le risposte più gettonate, in questa pazza estate parigina che tra meno di un mese ospiterà i Giochi Olimpici 2024 senza ancora sapere chi sarà al timone del governo, c'è un ragionamento quasi sacrificale: "Meglio la coabitazione adesso con il Rassemblement National di Jordan Bardella che lasciare all'estrema destra (di Marine Le Pen) le chiavi dell'Eliseo nel 2027". Sarebbe questa, la mossa da poker del presidente più giovane della Quinta Repubblica, sempre più incompreso in patria come all'estero, basti pensare alla levata di scudi internazionale suscitata a febbraio dalle sue dichiarazioni sull'invio di truppe in Ucraina.

Mossa azzardatissima, quella delle urne, di cui si potrà dunque apprezzare la reale efficacia solo tra tre anni, nella corsa all'Eliseo del 2027, a meno che il presidente in questo momento 'capro espiatorio' di tutti i mali del Paese non lasci prima, come sognerebbe la stessa Le Pen. Le elezioni politiche anticipate del 30 giugno e del 7 luglio sono "un atto di fiducia nel nostro popolo, un momento storico per il nostro Paese", assicura Macron, ormai ai minimi di popolarità dinanzi a un Jordan Bardella col vento in poppa, aggiungendo che "il ritorno al popolo sovrano era l'unica decisione repubblicana" possibile.

Video Francia, Macron e la moglie Brigitte votano a Le Touquet

 

Un momento di "chiarimento" per l'intera Francia, è il ragionamento di Macron, in un contesto in cui "le forze dell'estrema destra sono intorno al 40%. Qualcosa che non possiamo ignorare". Restituendo la parola alle urne, il presidente in crisi continua a sperare in un grande ''sussulto'' repubblicano, l'unione dei francesi contro ogni forma di estremismo, sia esso incarnato dal Rassemblement National o dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon (una delle principali componenti del cartello della sinistra Nouveau Front Populaire), come ai tempi del 'Front Républicain' del 2002 nel ballottagio tra Jacques Chirac e Jean-Marie Le Pen. Un'altra epoca, e un'altra percezione de francesi. Che in questo caso non sembrano in alcun modo voler assecondare l'appello di Macron, esasperati da un presidente accusato di arroganza e ritenuto troppo distante dal popolo.

Il Rassemblement National? ''Non ha mai governato. Per una volta vogliamo provare qualcosa di diverso'': è una delle risposte più frequenti, come se la scelta lepenista fosse soprattutto una scelta di alternanza dopo 7 anni di Macron all'Eliseo. Mentre c'è chi si chiede se al di là del livello di competenza o meno dei vari presidenti via via in carica attraverso i quinquennati (ed ogni volta regolarmente detestati: prima di Macron, Hollande e Sarkozy non furono da meno) non sia la verticalità stessa della Quinta Repubblica francese, che attribuisce al titolare dell'Eliseo poteri da 'monarca repubblicano' fuori dal comune in Europa, a non suscitare uno scollamento tra il presidente e i suoi cittadini.

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