Tornano a parlarsi il presidente francese Emmanuel Macron e la premier Giorgia Meloni. Un faccia a faccia che mancava da mesi. Andato in scena al margine di una gara di equitazione dei Giochi olimpici alla Reggia di Versailles. Niente splendori o cerimonie di palazzo, però. La cornice è una saletta allestita nel parco, con divanetti e vetrate, dove regnano informalità e scambi cordiali.
Il capo dell'Eliseo accoglie la presidente del Consiglio in stile casual, camicia e cravatta. I due si abbracciano. Ridono appoggiati ai cuscini di un sofà. Immagini che raccontano una sorta di "tregua olimpica", dopo settimane di tensione strisciante, se non di scontro aperto. Che le ostilità siano davvero cessate è presto per dirlo. Per Macron l'incontro è stato "eccellente", "vraiment très bien". Intanto, Roma e Parigi sintetizzano in maniera identica i temi al centro del colloquio: questioni bilaterali, temi di politica europea e internazionale, con focus sulla situazione in Medio Oriente e in Venezuela. E non è escluso che sul tavolo, parlando di Unione europea, sia finita anche la partita in corso sulle nomine dei commissari. Dove gli interessi dell'uno e dell'altra potrebbero confliggere.
Attriti o meno, il lavorio degli staff dei due presidenti testimoniano un tentativo di riavvicinamento. Fonti di governo precisano che l'incontro non è stato organizzato nel primo giorno di visita della premier a Parigi per via dell'indisponibilità di Macron, impegnato per 24 ore fuori dalla capitale. Il colloquio aperto tra i due entourage, confermato dalla stessa Meloni tra una gara olimpica e l'altra, è cominciato subito e alla fine è giunto al risultato. In molti hanno già cominciato a chiedersi se i baci e gli abbracci di Versailles possano segnare l'inizio di una distensione nei complessi rapporti tra i due. Solo qualche settimana fa, al G7 di Borgo Egnazia, il gelido baciamano di Macron a Meloni descriveva plasticamente un stato di tensione. "Conosciamo i nostri disaccordi", spiegava il presidente francese dopo la battaglia sull'aborto.
"Sbagliato fare campagna elettorale al G7", accusava la premier. Sullo sfondo il nervosismo per la sfida sulla nuova guida dell'Unione europea. Deflagrato poi con l'esclusione della premier dal tavolo Macron-Scholz-popolari verso l'accordo per l'Ursula bis. "Disaccordi", che si sono fatti più evidenti nel Consiglio Ue e nel voto al Parlamento europeo. Dove Meloni si mette all'opposizione di von der Leyen. E il G7 pugliese si ricorda almeno quanto la battaglia aperta tra Parigi e Roma nel 2022, a poche settimane dall'insediamento della premier, sulla questione dei migranti. Sul tema, mesi dopo, si registra il disgelo. Che diventa convergenza sul Patto di Stabilità.
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