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'Iran chiede di evitare suo spazio aereo stanotte'. Gli Usa sperano in una risposta misurata

'Iran chiede di evitare suo spazio aereo stanotte'. Gli Usa sperano in una risposta misurata

Wp: 'Sforzi di Biden danno frutti'. Spiragli sulla tregua a Gaza

TEHERAN, 07 agosto 2024, 21:09

Redazione ANSA

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Teheran, cartellone anti-israeliano nella piazza Vali-Asr - RIPRODUZIONE RISERVATA

Teheran, cartellone anti-israeliano nella piazza Vali-Asr - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'Iran ha avvertito le compagnie aeree civili di tutto il mondo di evitare di volare nello spazio aereo iraniano stanotte. Lo ha detto una fonte ufficiale egiziana citata da Al Qahera News TV - affiliata allo stato egiziano - rilanciata dal sito della Reuters. Secondo la fonte, lo spazio aereo iraniano deve essere evitato a causa di "esercitazioni militari". Di conseguenza, l'Egitto ha ordinato a tutte le sue compagnie aeree di evitare lo spazio aereo iraniano nelle prime ore del mattino di giovedì. L'avviso Notam riporta che l'istruzione è in vigore dalle 01:00 alle 04:00 GMT (dalle 3 alle 6 italiane).

Video Il leader di Hezbollah: 'L'Iran e' costretto a combattere contro Israele'

 

Dopo giorni di tensione crescente per le minacce di rappresaglia iraniana contro Israele sono arrivati alcuni tenui segnali in controtendenza. Secondo fonti della Casa Bianca, il pressing diplomatico di Joe Biden sta producendo risultati, tanto che Teheran "potrebbe riconsiderare l'entità della sua risposta" ed evitare quindi un attacco "pesante", che a sua volta potrebbe scatenare una controreazione israeliana dagli esiti imprevedibili. La Repubblica islamica, almeno pubblicamente, continua a inviare messaggi ambigui, rivendicando il diritto a rispondere all'omicidio di Haniyeh, ma allo stesso tempo assicurando il suo impegno per la pace. E tutte le carte restano in effetti sul tavolo, come dimostra la fiducia di Washington su un accordo per una tregua a Gaza "mai così vicino", che potrebbe portare ad una de-escalation nella regione.

E' il Washington Post, in una sua ricostruzione, a dare qualche indizio che il cielo sul Medio Oriente sia un po' meno plumbeo. Fonti dell'amministrazione Biden fanno diverse considerazioni, a partire dalla situazione a Teheran. Il regime, si spiega, ormai ha ammesso in via non ufficiale che il capo di Hamas sia stato ucciso non da un missile, ma da una bomba piazzata in precedenza nella sua stanza, con la complicità di personale iraniano, verosimilmente Pasdaran, assoldato dal Mossad. E derubricando l'assassinio ad un'azione di spionaggio, che Teheran ha condotto allo stesso modo in Paesi stranieri, verrebbe meno l'esigenza di colpire Israele in grande stile. C'è poi l'aspetto della deterrenza. La volontà di Washington di mostrare i muscoli nella regione potrebbe anche far pensare due volte l'Iran a muoversi in modo troppo aggressivo. E lo ha confermato anche il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, ribadendo che "se ci sarà un'escalation gli Stati Uniti sono pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato". Circostanza confermata dagli spostamenti dei caccia a stelle e strisce verso la regione. Washington lavora per scongiurare la guerra totale spingendo anche su Israele. Lo dimostra la burrascosa telefonata tra Biden e Netanyahu nei giorni scorsi, in cui il leader israeliano è stato accusato di ostacolare gli sforzi per una tregua a Gaza. E la strigliata di Biden, forse, potrebbe avere sortito qualche effetto, tanto che la stessa Casa Bianca nelle ultime ore ha riferito di un'intesa "mai così vicina" su un cessate il fuoco ed il rilascio degli ultimi ostaggi. Ed il Dipartimento di Stato ha chiesto a Sinwar, in quanto nuovo leader politico di Hamas, di accettare la tregua, pur bollandolo come "brutale terrorista". Gli iraniani nel frattempo portano avanti la loro narrazione. Il presidente Massoud Pezeshkian, parlando con Emmanuel Macron, ha affermato che Teheran ha tra "i suoi principi fondamentali la ricerca della pace", ma "non può restare in silenzio di fronte alle violazioni dei suoi interessi e della sua sicurezza". Ed il ministro degli Esteri Ali Bagheri Kani, intervenendo alla riunione dell'Organizzazione per la cooperazione islamica, ha lanciato un appello ai tutti i Paesi musulmani perché "sostengano il diritto dell'Iran a difendersi da qualsiasi atto di aggressione", denunciando la mancanza di interesse del regime sionista per la stabilità regionale". Una postura, quella regime degli ayatollah, che non lascia intravedere in che modo scatterà questa risposta difensiva. C'è poi l'incognita Hezbollah, perché il fronte libanese resta caldissimo: per la seconda volta in due giorni jet israeliani hanno sorvolato Beirut infrangendo il muro del suono. "Per come stanno le cose, Nasrallah potrebbe trascinare il Libano a pagare prezzi estremamente alti. Non possono nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere", è l'avvertimento lanciato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant alle milizie sciite nemiche. Nello Stato ebraico i cittadini sono comprensibilmente preoccupati per quello che potrà succedere, ma il premier Netanyahu ha lanciato un appello a "restare calmi". Rassicurando che "siamo preparati sia per la difesa che per l'attacco".


   

 

Tajani: 'Lavoriamo per evitare una reazione sproporzionata di Teheran'

"Stiamo facendo di tutto, come G7, con i Paesi arabi dell'area, l'Iraq, tutti quanti stiamo invitando l'Iran a usare la massima prudenza in questa reazione". Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, a Morning News, su Canale 5. "Naturalmente è un appello lanciato anche a Israele perché tutte le parti in causa devono rendersi conto che superare un certo limite nello scontro significa poi dar vita a una guerra regionale che avrebbe delle conseguenze molto gravi", ha proseguito Tajani. "Stiamo lavorando giorno e notte attraverso i canali diplomatici, iniziative, colloqui, cercando di convincere gli interlocutori anche i più vicini all'Iran, di spingere affinché Teheran non abbia una reazione sproporzionata. Speriamo che la diplomazia possa ottenere dei risultati positivi, non bisogna mai demordere, quando si vuole costruire la pace. Naturalmente anche Israele deve fare la sua parte, comprendere che nelle sue mani c'è anche la stabilità dell'intera area, fermo restando che deve garantire la propria indipendenza", ha aggiunto.

"Continuiamo a dire assolutamente di non recarsi nel sud del Libano e di utilizzare la massima prudenza. Chi può rientrare è meglio che lo faccia", ha ribadito Tajani. "Gli italiani che sono in Libano sono circa 4mila. Gran parte però ha il doppio passaporto e sono residenti. Ce ne sono 300-350 invece che sono lì per lavoro o per altre ragioni. Qualcuno è già rientrato con gli aerei di linea, ascoltando il nostro appello, si tratta di una decina di persone", ha proseguito. "Comunque la nostra ambasciata a Beirut e la nostra unità di crisi del ministero degli Esteri lavora 24 ore su 24 per dare tutte le informazioni necessarie ai nostri connazionali che avessero bisogno di sapere come cercare di rientrare", ha concluso.

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