Si è consolidata ad Aleppo e nel nord della Siria ma si è fermata nella parte centrale del Paese l'offensiva delle forze jihadiste filo-turche, contro cui sono tornate in azione le aviazioni governative e russe. Questo mentre il presidente siriano Bashar al Assad, fino a ieri sera indicato da più parti come vittima di un possibile golpe, è ricomparso sui media governativi: appena tornato da Mosca, a corte del presidente russo Vladimir Putin, Assad ha incontrato a Damasco il ministro degli Esteri iraniano, giunto in fretta e furia per rendersi conto di una debacle senza precedenti delle sue forze e di quelle lealiste siriane. Parlando con il responsabile della diplomazia di Teheran, Assad ha ribadito la volontà del suo governo di "combattere e schiacciare i terroristi" in ogni angolo del Paese.
In attesa di conferme o smentite sull'uccisione, in un raid aereo russo su Idlib, di Abu Muhammad Jolani, leader della coalizione jihadista e protagonista di questa nuova cruenta fase della guerra siriana, sul terreno gli insorti appoggiati dalla Turchia hanno interrotto la loro cavalcata verso sud, attestandosi alla periferia di Hama, circa 200 chilometri a nord. Qui le avanguardie di miliziani sono state ripetutamente prese di mira dai raid aerei russi e governativi, in particolare nei pressi della città chiave di Morek, dove si erano ieri sera raggruppati dopo una prima fugace esplorazione nel centro di Hama.
L'altro fronte caldo oggi è stato quello dentro Aleppo e a nord della martoriata metropoli siriana, negli ultimi sette anni sempre rimasta saldamente in mano alle forze governative ma ora quasi del tutto sotto controllo jihadista. Rimangono alcuni rioni settentrionali abitati e dominati da forze curde locali, espressione dell'ala siriana del Pkk anti-turco, assediate di fatto dalle fazioni filo-Ankara. Le forze appoggiate dalla Turchia sono invece riuscite ad avanzare nella strategica cittadina di Tal Rifaat, a nord di Aleppo, e che si trova lungo la strada che collega il capoluogo siriano al confine turco.
Le milizie curde qui si sono ritirate dopo un'aspra battaglia a cui ha partecipato anche l'artiglieria dell'esercito regolare turco, attestato pochi chilometri più a nord. Nell'estremo sud della Siria invece, dove ieri si erano mobilitati insorti anti-governativi, oggi non si sono registrate violenze, un segnale che conferma, almeno per ora, la frammentazione del fronte interno anti-Assad.
In questo contesto, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, sono più di 400 le persone uccise da mercoledì scorso, 60 delle quali civili, tra cui si contano donne e minori. L'Onu, che ha ribadito la sua seria preoccupazione per gli sviluppi drammatici in corso nel Paese, ha documentato lo sfollamento di circa 15mila civili, ma la stragrande maggioranza della popolazione delle aree investite dall'inasprimento della violenza sono per ora rimaste nelle loro case. Anche perché, come confermato dalla Farnesina in stretto contatto con l'ambasciata d'Italia a Damasco, spostarsi da Aleppo verso Damasco è molto difficile a causa dell'interruzione della principale arteria di comunicazione tra il nord e il resto della Siria. Un primo gruppo di italiani è riuscito comunque ad essere evacuato con l'Onu raggiungendo in serata la capitale siriana, mentre altri dovrebbero partire domani con un altro convoglio.
Intanto un raid aereo russo ha colpito il compound dei francescani in città senza causare vittime ma solo danni materiali, mentre la situazione umanitaria si aggrava di ora in ora. Testimonianze da Aleppo affermano che da due giorni mancano l'acqua e la benzina, così come non si trova più pane.
L'elettricità, proveniente dalla rete nazionale gestita dal governo centrale, arriva solo per alcune ore al giorno. In serata i vertici militari jihadisti hanno decretato, per il secondo giorno consecutivo, il coprifuoco in città per altre 24 ore.
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