Settant'anni di storia e di battaglie per riportare l'estrema destra nel cuore della politica francese, un'impresa firmata da una famiglia, da una dinastia: Le Pen. Il patriarca Jean-Marie e sua figlia Marine sono stati i protagonisti assoluti di questa saga, che ha legato indissolubilmente la storia della famiglia alle vicisissitudini del partito: il Front National di Jean-Marie e della giovane Marine, poi il Rassemblement National della figlia diventata adulta e miglior stratega del padre. Tanto da sdoganare un partito rimasto per decenni ai margini del sistema.
Padre pescatore, madre sarta, i Le Pen - secondo i racconti di Jean-Marie - erano una famiglia modesta del Morbihan, in Bretagna (in bretone Le Pen significa 'il capo'). Jean-Marie perse a 14 anni il padre, morto nella sua imbarcazione che urtò una mina in mare. Più volte, nella sua lunga carriera, Jean-Marie ha evocato la figura del padre e dei suoi legami familiari, che si infransero definitivamente sulla rottura politica e personale con la figlia Marine. Che avvenne proprio 10 anni dopo il grande exploit del 2002, quando Le Pen padre sbarcò a sorpresa al ballottaggio delle presidenziali facendo irruzione nei salotti della politica che lo avevano sempre emarginato.
I rapporti tra padre e figlia non erano mai stati facili, Marine aveva conquistato terreno nel partito anno dopo anno, prendendo via via le distanze dalle intemperanze del padre e dalle sue continue condanne per negazionismo, antisemitismo e apologia del nazismo. Nel 2011 Marine conquista la testa del Front National fondato 39 anni prima dal padre e i rapporti peggiorano ancora.
Nel 2014 l'ennesima uscita antisemita di Jean-Marie, relegato al ruolo di presidente onorario del partito: "La prossima volta faremo un'infornata", dice in polemica con le prese di posizione anti-Fn degli artisti e in particolare del cantente Patrick Bruel, ebreo. La figlia condanna le sue parole. Ma l'anno dopo, quando il padre ribadisce la sua tristemente celebre definizione delle camere a gas "dettaglio della storia", Marine attacca il "suicidio politico" del genitore e il 4 maggio 2015 lo espelle dal partito. La vicenda finisce in tribunale, ma l'espulsione viene confermata dai dirigenti del partito.
Alle presidenziali del 2017 Jean-Marie dice di aver votato per Marine ma punta il dito contro i suoi "errori" che hanno permesso ad Emmanuel Macron di batterla. Fra liti, ravvicinamenti e veleni, il Fn cambia nome e diventa Rn.
Nonostante tutto, nel 2022 Jean-Marie riunisce le tre figlie per i suoi 90 anni, si riconcilia con Marine e con la primogenita Marie-Caroline, allontanata 20 anni prima perché dissidente rispetto al Front. Emerge, come preferita dal nonno, la nipote Marion Maréchal-Le Pen. La zia Marine, però, non condivide il trasporto del padre. La nipote finirà per rinunciare persino al cognome Le Pen e per uscire dal partito, schierandosi con il polemista Eric Zemmour alle presidenziali 2022.
Marine Le Pen, negli ultimi anni, ha sempre ripetuto che - nel caso di vittoria alle presidenziali - la sua prima telefonata sarebbe stata, comunque, per il padre. Nel 2027 tenterà per la quarta volta di coronare il sogno dei Le Pen, l'Eliseo. Ma il papà fondatore del partito, come Marine ha appreso oggi durante uno scalo aereo a Nairobi da una notizia dell'Afp, non ci sarà più per congratularsi con lei.
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