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Il Brasile è tornato in regola con gli organismi internazionali

Il Brasile è tornato in regola con gli organismi internazionali

Saldate nel 2023 quote arretrate a Onu e a entità internazionali

BRASILIA, 04 gennaio 2024, 17:28

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dopo aver accumulato debiti per importi senza precedenti e aver perso persino il diritto di voto in varie organizzazioni internazionali, il Brasile ha annunciato di aver pagato nel 2023 4,6 miliardi di reais (oltre 854 milioni di euro) per quote e impegni finanziari arretrati con entità come l'ONU, le banche multilaterali e decine di altre istituzioni.
    Sebbene il pagamento sia un obbligo di tutti i governi, in base alle dimensioni delle rispettive economie, sottolinea il portale di notizie Uol, "il gesto del Brasile è visto come un segno che il Paese cerca un protagonismo internazionale e vuole accrescere la sua immagine di serietà per poter cercare un posto come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu".
    Il fatto poi che "il Brasile ha nel 2024 la presidenza del G20 ha rafforzato la necessità di non offrire argomenti a chi volesse mettere in discussione il suo impegno internazionale".
    Da parte sua il governo ha sottolineato che il pagamento di questi debiti "rafforza l'immagine del Brasile sulla scena internazionale globale e regionale, riafferma l'impegno del Paese nel multilateralismo e rafforza la capacità di azione diplomatica a favore degli interessi nazionali e dei principi che governano la politica estera brasiliana".
    In una nota il governo ha indicato di aver versato "integralmente i suoi contributi al bilancio regolare delle Nazioni Unite" al fine di garantire il diritto di voto del Paese all'Assemblea generale dell'Onu nel 2024".
    Da segnalare che se durante il governo di Dilma Rousseff il debito con gli organismi internazionali era stato elevato, durante il successivo governo di Jair Bolsonaro il Brasile si è ritrovato ad avere il secondo debito più grande del mondo nei confronti dell'Onu, superato solo da quello degli Stati Uniti che pagano al Palazzo di Vetro dieci volte di più dei brasiliani.
   

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