Dopo aver accumulato debiti per
importi senza precedenti e aver perso persino il diritto di voto
in varie organizzazioni internazionali, il Brasile ha annunciato
di aver pagato nel 2023 4,6 miliardi di reais (oltre 854 milioni
di euro) per quote e impegni finanziari arretrati con entità
come l'ONU, le banche multilaterali e decine di altre
istituzioni.
Sebbene il pagamento sia un obbligo di tutti i governi, in
base alle dimensioni delle rispettive economie, sottolinea il
portale di notizie Uol, "il gesto del Brasile è visto come un
segno che il Paese cerca un protagonismo internazionale e vuole
accrescere la sua immagine di serietà per poter cercare un posto
come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu".
Il fatto poi che "il Brasile ha nel 2024 la presidenza del
G20 ha rafforzato la necessità di non offrire argomenti a chi
volesse mettere in discussione il suo impegno internazionale".
Da parte sua il governo ha sottolineato che il pagamento di
questi debiti "rafforza l'immagine del Brasile sulla scena
internazionale globale e regionale, riafferma l'impegno del
Paese nel multilateralismo e rafforza la capacità di azione
diplomatica a favore degli interessi nazionali e dei principi
che governano la politica estera brasiliana".
In una nota il governo ha indicato di aver versato
"integralmente i suoi contributi al bilancio regolare delle
Nazioni Unite" al fine di garantire il diritto di voto del Paese
all'Assemblea generale dell'Onu nel 2024".
Da segnalare che se durante il governo di Dilma Rousseff il
debito con gli organismi internazionali era stato elevato,
durante il successivo governo di Jair Bolsonaro il Brasile si è
ritrovato ad avere il secondo debito più grande del mondo nei
confronti dell'Onu, superato solo da quello degli Stati Uniti
che pagano al Palazzo di Vetro dieci volte di più dei
brasiliani.
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