Il presidente boliviano Luis Arce
ha riconosciuto che il paese attraversa "alcune difficoltà" di
disponibilità di dollari, ma ha assicurato che "non siamo in una
crisi economica strutturale" come hanno sostenuto alcuni
analisti.
"Come molti paesi - ha spiegato in un discorso ieri a La Paz
-abbiamo alcune difficoltà nella disponibilità di dollari, ma
non ci troviamo in una crisi economica strutturale, come
l'opposizione sostiene con l'obiettivo di generare una crisi
politica e abbreviare il nostro mandato".
Arce ha aggiunto che "ci troviamo ad affrontare enormi
minacce interne ed esterne", una sorta di "golpe morbido" contro
il Paese e "la rivoluzione democratica, popolare e
industrializzatrice".
Da parte sua il ministro dell'Economia, Marcelo Montenegro,
ha sottolineato in conferenza stampa che "l'insufficienza di
valuta estera" è dovuta ad un "fenomeno transitorio" nella
produzione agricola che ha ritardato l'ingresso di dollari per
maggio e giugno.
Secondo il quotidiano Los Tiempos, la carenza di dollari al
tasso di cambio ufficiale (6,86 bolivianos) ha spinto gli
importatori a ricorrere al mercato parallelo, dove per ottenere
un dollaro sono necessari quasi nove boliviani, e ciò ha causato
un aumento del prezzo di alcuni prodotti importati.
Montenegro ha infine detto che il governo spinge il commercio
in yuan per ridurre la dipendenza dal dollaro e in settimana
esportatori e importatori cinesi si incontreranno con i colleghi
boliviani.
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