Oltre un milione di internauti cinesi
rendono omaggio in questi giorni al medico di Wuhan Li Wenliang,
quello che due anni fa segnalò per primo il diffondersi di una
polmonite anomala che poi si scoprì essere il Covid-19. Per
questo fu punito dalle autorità e poco dopo contrasse il virus e
ne morì. Lo riferiscono alcuni media internazionali, segnalando
la valanga di post in sua memoria apparsi sul suo profilo Weibo,
il social network più diffuso in Cina, diventato una sorta di
bacheca del dissenso.
La morte di Li, avvenuta nel febbraio 2020, aveva provocato
uno sfogo di dolore e rabbia, rinnovato in occasione
dell'imminente secondo anniversario.
Il 30 dicembre 2019, Li, che lavorava come oftalmologo presso
l'ospedale centrale di Wuhan, aveva pubblicato un messaggio su
un gruppo WeChat avvertendo i suoi colleghi medici di
un'epidemia di un tipo di polmonite mai diagnosticata prima nel
suo ospedale. Il post venne subito oscurato ma uno screenshot
era trapelato ed era stato diffuso online il 31 dicembre, un
giorno prima che l'autorità sanitaria locale facesse un annuncio
ufficiale in cui affermava che erano stati rilevati 27 casi di
polmonite virale di causa sconosciuta.
Il primo gennaio 2020, la polizia di Wuhan aveva dichiarato
di aver punito otto persone, tra cui Li per aver "diffuso voci"
riguardo al virus, che infettò lo stesso medico, morto in
ospedale il 7 febbraio tra pubbliche proteste.
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