Si fanno sempre più frequenti gli
attacchi degli orsi alle persone in Giappone, raggiungendo un
record da quando sono iniziate le statistiche nel 2006. Secondo
i dati del Ministero dell'Ambiente nipponico, tra aprile e
ottobre il numero di persone attaccate dagli orsi ha totalizzato
180, superando il record precedente di 158 casi registrati nel
2020. Da inizio aprile, cinque persone sono state uccise negli
attacchi degli animali e la frequenza mensile di incidenti è
andata aumentato progressivamente, da 15 in agosto, fino a 38 a
settembre, a 71 lo scorso mese. Una dinamica che ha portato le
autorità governative ad attuare un programma di emergenza con
l'invio di esperti nei territori più colpiti, in prevalenza nel
nord dell'arcipelago. Casi di attacchi dei mammiferi all'uomo si
sono registrati in 18 prefetture del Giappone quest'anno: Akita
ha segnalato il maggior numero di vittime con 61, seguito da 41
in Iwate, 13 in Fukushima e 11 in Aomori. Secondo Koji Yamazaki,
professore di ecologia animale all'Università di Agricoltura di
Tokyo, intervistato dal giornale Asahi Shimbun, gli orsi tendono
ad avvicinarsi sempre più spesso agli insediamenti umani in
parte perché non riescono a trovare abbastanza cibo in montagna,
e contemporaneamente la diminuzione della forza lavoro nelle
zone rurali del Paese ha causato l'abbandono di numerosi terreni
agricoli. Proprio la mancata rimozione dei frutti dagli alberi,
come il cachi e il castagno, hanno fatto da attrattiva per i
mammiferi. Dello stesso parere il professore Shinsuke Koike,
docente all'Università di Agricoltura e Tecnologia della
capitale, secondo cui "È possibile che gli orsi abbiano imparato
a cercare cibo in molte zone, senza sapere dove finiscano le
foreste e inizino gli insediamenti umani". Alterazioni dei
comportamenti che secondo gli analisti potrebbero ritardare
l'inizio del periodo del letargo invernale per l'animale, che
generalmente inizia da metà novembre e termina a marzo.
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