"Considerato l'attuale contesto, in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani, i migranti e i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia": lo afferma in una nota l'Unhcr, sollecitando gli Stati a "intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo, aumentando le operazioni di soccorso coordinate e congiunte, ristabilendo procedure di sbarco rapide in porti sicuri, e revocando le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong".
<p"L' Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati - si afferma in una nota - segue con crescente apprensione la situazione nel Mediterraneo dove negli ultimi giorni si sono registrati due naufragi, numerosi altri incidenti legati a operazioni di soccorso, un mercantile che ha ricondotto in Libia persone soccorse in mare, e notizie relative all'incapacità delle Guardia Costiera libica di rispondere agli incidenti avvenuti nell'area di ricerca e soccorso (SAR) di propria competenza a causa della carenza di carburante. Come riferito nel fine settimana, circa 170 persone abbiano perso la vita nei due naufragi, il primo di un'imbarcazione con 117 persone a bordo affondato al largo della Libia, il secondo nelle acque fra il Marocco e la Spagna con 53 persone imbarcate. Quest'anno 4.507 persone hanno già effettuato la traversata verso l'Europa via mare, nonostante il freddo intenso ed il pericolo acuto. L'Unhcr - prosegue la nota - ritiene che gli Stati debbano intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo". "Le persone che non hanno una valida richiesta d'asilo o altre forme di protezione internazionale - precisa - dovranno essere assistite per fare ritorno in tempi brevi nei propri Paesi". "L'attuale dibattito politico sulle operazioni di soccorso in mare - insiste l'Alto commissariato per i Rifugiati - impedisce di individuare soluzioni serie al problema. Nel frattempo, in troppi continuano a perdere tragicamente la vita. I politici devono smettere di sfruttare le persone per i propri tornaconti elettorali, e trattare, invece, la questione come un'emergenza umanitaria, in cui la priorità è salvare vite umane. Ridurre il numero di arrivi - conclude l'agenzia dell'Onu - non può costituire l'unico barometro per misurare il successo della propria politica, quando le persone annegano alle porte dell'Europa".>
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