"Il divieto di indossare sul
luogo di lavoro qualsiasi forma visibile di espressione delle
convinzioni politiche, filosofiche o religiose può essere
giustificato dall'esigenza del datore di lavoro di presentarsi
in modo neutrale nei confronti dei clienti o di prevenire
conflitti sociali". Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue
esprimendosi sul caso di due dipendenti di aziende tedesche che
erano incorse in procedimenti interni per aver indossato il velo
al lavoro.
I giudici di Lussemburgo hanno evidenziato che la
giustificazione al divieto di indossare simboli religiosi "deve
rispondere a un'esigenza reale del datore di lavoro" e "i
giudici nazionali, nella conciliazione dei diritti e degli
interessi in gioco, possono tener conto del contesto specifico"
dello Stato membro e, in particolare, "delle disposizioni
nazionali più favorevoli per quanto concerne la tutela della
libertà di religione".
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