Ilya Ponomarev, un ex membro della
Duma russa che è stato espulso per attività anti-Cremlino, ha
affermato che ci sarebbe la mano di un gruppo di partigiani
russi dietro un'autobomba che ha ucciso Darya Dugina, la figlia
di uno degli stretti alleati politici del presidente. Lo
riferisce il Guardian. Il dissidente, parlando da Kiev dove
risiede, ha sostenuto che l'attentato sia stata opera
"dell'esercito repubblicano nazionale (NRA)".
"Ieri sera si è verificato un evento importante vicino a
Mosca. Questo attacco apre una nuova pagina nella resistenza
russa al Putinismo. Nuova, ma non l'ultima", ha affermato l'ex
parlamentare, che durante un programma televisivo ha letto
quello che ha affermato essere un manifesto del gruppo
partigiano in questione. Un documento in cui si definisce "Putin
un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha
emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i
popoli slavi e mandato i soldati russi a una morte certa e
insensata. E che sarà deposto". Nel documento la figlia di Dugin
viene descritta come "obiettivo legittimo perché fedele compagna
del padre, che sosteneva il genocidio in Ucraina". Secondo
Ponomarev l'Nra sarebbe pronto a condurre ulteriori attacchi
simili contro obiettivi di alto profilo collegati al Cremlino,
inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di
sicurezza.
L'ex deputato, l'unico a votare contro l'annessione della
Crimea nel 2014 e bandito da Mosca, è diventato cittadino
ucraino nel 2019. Da Kiev, dopo l'invasione dell'Ucraina, ha
lanciato il programma televisivo February Morning in lingua
russa per dar voce all'opposizione.
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