/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Brema vieta gesto in classe che 'sembra simbolo dei Lupi grigi'

Brema vieta gesto in classe che 'sembra simbolo dei Lupi grigi'

Mano che fa 'volpe silenziosa' per chiedere silenzio ad alunni

ROMA, 14 luglio 2024, 19:06

Redazione ANSA

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA

La città tedesca di Brema ha deciso di vietare l'uso di un gesto della mano utilizzato per chiedere il silenzio in classe a causa della sua stretta somiglianza con un gesto usato dagli estremisti nazionalisti turchi dei 'Lupi grigi'. Lo scrive il Guardian.
    Il gesto della "volpe silenziosa" - dove la mano imita un animale con orecchie dritte (il mignolo e l'indice) e una bocca chiusa (le dita medie premute contro il pollice) - è stato a lungo visto come uno strumento didattico utile dagli educatori in Germania e altrove. Segnala ai bambini che devono smettere di parlare e ascoltare l'insegnante.
    Ma le autorità della città dicono che il simbolo è "a rischio di essere scambiato" per il "saluto del lupo" degli estremisti, dal quale è indistinguibile.
    Quest'ultimo è stato recentemente al centro di una controversia diplomatica e sportiva, quando il calciatore della nazionale turca Merih Demiral lo ha usato per festeggiare il gol segnato nella partita degli ottavi di finale della Turchia contro l'Austria agli Europei all'inizio del mese. Anche se il simbolo non è vietato in Germania come lo è nelle vicine Austria e Francia, il suo uso è stato condannato dal ministro dell'interno Nancy Faeser, che ha detto che "usare i campionati di calcio come piattaforma per il razzismo" era "completamente inaccettabile".
    Dopo la convocazione dell'ambasciatore turco a Berlino e dell'ambasciatore tedesco ad Ankara, l'organo di governo del calcio europeo Uefa ha emesso una squalifica di due partite per Demiral. Le proteste per la sua squalifica sono arrivate anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che l'ha definita una reazione "ingiusta e faziosa".
    La Germania ospita un numero stimato di 3 milioni di turchi etnici, che costituiscono la più grande minoranza singola del Paese e formano la più grande diaspora turca a livello globale.
    Patricia Brandt, portavoce dell'autorità educativa di Brema, ha detto che "il significato politico del gesto della mano è assolutamente incompatibile con i valori della città di Brema", precisando che la sua proibizione era già in discussione prima della vicenda degli Europei. Ma ha aggiunto che sempre più insegnanti consideravano comunque il gesto "pedagogicamente obsoleto".
    Il saluto del lupo è il simbolo e il logo identificativo dei Lupi grigi, considerato un gruppo estremista di destra e ha un numero stimato di 20.000 membri in Germania e molti di più al di fuori del Paese. Descritti dagli analisti come nazionalisti e islamisti radicali, professano odio verso curdi, ebrei, cristiani, armeni, greci, l'Ue e gli Stati Uniti. A livello internazionale, il loro nome resta legato al tentativo di uccidere papa Giovanni Paolo II nel 1981.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza