Per molti francesi era "il diavolo della République", per i suoi detrattori un provocatore, un collaborazionista, un negazionista e un antisemita. Per i suoi seguaci era semplicemente "le président", per i giudici che lo hanno condannato ben 25 volte per le sue intemperanze un recidivo impenitente: a 96 anni, Jean-Marie Le Pen se n'è andato dopo una vita trascorsa a costruire la nuova estrema destra francese, uscita a pezzi dall'occupazione nazista e dall'esperienza del collaborazionismo di Vichy.
Da quelle ceneri ha portato in 40 anni il suo Front National ad entrare di forza nel salotto della politica che lo considerava infrequentabile. In una logica tutta lepenista, il potere non lo ha trasmesso pacificamente né volontariamente alla figlia Marine, che se ne è appropriata espellendolo poi dal partito che lui stesso aveva co-fondato.
Jean Le Pen, questo il suo nome alla nascita, poi diventato Jean-Marie, è stato l'uomo che ha mostrato alla Francia - la sera del 21 aprile 2002 - che non era il Paese che credeva di essere. Alle 20 di quella serata elettorale del primo turno delle presidenziali, quando tutti si aspettavano di veder spuntare in tv il volto di Jacques Chirac, presidente uscente, e di Lionel Jospin, premier socialista in carica, sfidante, gli schermi di milioni di case francesi furono riempiti dal faccione di Jean-Marie Le Pen.
Pluricondannato, incorreggibile ed emarginato dal Palazzo, aveva eliminato Jospin e adesso sfidava Chirac per l'Eliseo. Uno shock per i francesi, che ogni giorno per le due settimane che seguirono - prima del secondo turno - scesero in piazza. Furono milioni nella giornata del primo maggio, in nome del Fronte Repubblicano, l'unione di tutti i partiti contro l'estrema destra lepenista.
Funzionò quasi alla perfezione: Le Pen aveva preso il 16,86% dei voti al primo turno, prese appena il 17,79% al ballottaggio. Chirac trionfò con l'82,21% ma la ferita alla Quinta Repubblica non si rimarginò mai. Il volto più rassicurante della figlia, Marine, soppiantò quello da mastino del padre-fondatore, l'emarginazione diventò sdoganamento.
L'Eliseo, dopo la notizia della morte di Jean-Marie Le Pen, lo ha definito "figura storica dell'estrema destra", affidando il giudizio sul suo ruolo nella vita pubblica del Paese alla "storia".
Bretone, Jean-Marie era rimasto orfano di padre ad appena 14 anni. Ad annunciare alla famiglia la morte del genitore, saltato con il suo peschereccio su una mina mentre era in mare, fu un soldato tedesco occupante. Sedicenne, tentò invano di arruolarsi con le truppe francesi in Indocina, poi si iscrisse all'Università, dove militò con i giovani di estrema destra e iniziò a prendere di mira 'les rouges', i comunisti in facoltà.
Riuscì ad arruolarsi con i paracadutisti in Indocina nel 1953, e si avvicinò - al suo ritorno in Francia - al populismo estremo di Pierre Poujade. Diventato il deputato più giovane proprio con i poujadisti, a 27 anni, forte di un innegabile talento da oratore, coronò il suo sogno partendo per la guerra in Algeria, dove sarà decorato ma - anni più tardi - accusato di torture. "Torturai perché bisognava farlo", fu la sua difesa.
Al rientro in Francia, sembrò abbandonare la vita politica, ma incassò la sua prima condanna per apologia di crimini di guerra (nazisti) nel 1971. Con Alain Robert creò il Front National, che nacque come partito fratello del Movimento sociale italiano, adottandone il simbolo della fiamma tricolore.
Le prime elezioni furono un flop (appena l'1,32%, poi l'umiliante 0,74% alle presidenziali del 1974) ma la capacità travolgente di tribuno di Le Pen, in quel periodo con una benda su un occhio (ferito mentre montava un tendone per il partito), emerse con forza. Negli anni Ottanta la scalata elettorale: 35 deputati del Fn nel 1984 isolati da un cordone sanitario, mentre Le Pen accentuava i suoi toni razzisti e negazionisti.
"Non nego i forni crematori, ma sono stati un dettaglio della storia", disse nel 1987, una delle sue dichiarazioni più stridenti, che gli valse più di una condanna in tribunale. Negli anni Novanta predicherà "la diseguaglianza delle razze" e dichiarerà "non particolarmente disumana" l'occupazione nazista in Francia. Serge Moati, un noto giornalista in Francia che lo ha seguito per 25 anni, ha scritto che Jean-Marie Le Pen "nel fondo di sé stesso, non ha mai desiderato governare".
Jean-Marie Le Pen ha giocato "un ruolo nella vita pubblica" della Francia, "ora sottoposto al giudizio della storia": è quanto afferma l'Eliseo dopo la morte del fondatore del Front National. Il presidente francese, Emmanuel Macron, "esprime le sue condoglianze alla famiglia e ai suoi cari". Il premier Francois Bayrou commenta: al di là degli "scontri" politici, Jean-Marie Le Pen "è stato una personalità della vita politica francese".
Per il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, le Pen "ha sempre servito la Francia, difendendone l'identità e la sovranità, nell'esercito francese in Indocina e in Algeria", o come "tribuno del popolo". "Penso oggi con tristezza alla sua famiglia, ai suoi cari e, naturalmente, a Marine il cui lutto deve essere rispettato", aggiunge Bardella.
Marine Le Pen ha saputo della morte del padre dall'Afp
Marine Le Pen ha appreso la notizia della morte del padre Jean-Marie durante il viaggio di ritorno da Mayotte - arcipelago francese nell'Oceano indiano dove era in visita da alcuni giorni - durante uno scalo in Kenya, accendendo il cellulare e leggendo una notizia dell'agenzia Afp.
Secondo Bfm Tv, la leader del Rassemblement National ha letto la notizia durante lo scalo tecnico a Nairobi dell'aereo sul quale viaggiava con i suoi collaboratori. "Noi giornalisti - ha riferito una reporter di BfFM TV - abbiamo riacceso i cellulari e abbiamo visto la notizia dell'Afp sulla morte di Jean-Marie Le Pen. Abbiamo chiesto all'addetto stampa di Marine Le Pen se poteva confermare l'informazione, ma non ne era al corrente. Poi si è alzato ed è andato da Marine Le Pen per annunciarle la scomparsa del padre".
Sempre secondo Bfm Tv, successivamente la figlia del fondatore del Front National, antenato del suo Rassemblement National, si è isolata spostandosi in alcuni sedili della parte anteriore dell'aereo per parlare al cellulare con i familiari. Accanto a lei c'era, fra gli altri, Louis Aliot, sindaco Rn di Perpignano e per 10 anni compagno di Marine Le Pen (dal 2009 al 2019). L'aereo di Marine Le Pen atterrerà in Francia poco prima di mezzanotte.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA