4 AGOSTO - Grazie ad una tregua umanitaria proclamata unilateralmente da Israele, gli abitanti di Gaza sono tornati a toccare con mano la vastità delle distruzioni avvenute a luglio nelle zone della Striscia vicine al confine. Alle dieci di mattina, con l'inizio della tregua, sono iniziati i pellegrinaggi verso le zone piu' colpite: Khuzaa (nel sud), Sajaya (a est) e Beit Hanun (a nord). Ovunque si avvertiva in maniera opprimente l'odore di morte. Sotto le macerie vi sono molti cadaveri che devono essere recuperati. Nei campi si vedono ancora carcasse di animali in putrefazione. Ad accrescere il senso di angoscia si aggiungono cavi elettrici rimasti incustoditi sul terreno. Egualmente migliaia di persone hanno tentato di raggiungere le proprie abitazioni: anche a Khuzaa, dove il tessuto stradale e' stato praticamente cancellato.
L'idea generale era di recuperare il salvabile dalle proprie abitazioni, anche perche' la tregua odierna potrebbe essere seguita da nuovi combattimenti, e da nuove distruzioni. E' stata dunque una corsa contro il tempo, per prelevare dalle case (o da quanto resta di loro) oggetti che potrebbero essere utili in futuro: documenti, vestiti e - forse piu' importante ancora - materassi, che serviranno alle famiglie accampate ormai da due settimane sui pavimenti di scuole pubbliche. A Khuzaa si sono viste persone felici nel constatare che le loro automobili si erano miracolosamente salvate, ma angosciate al pensiero che non potevano oggi spostarle sul terreno sconnesso lasciato dalle ruspe di Israele (che scavavano alla ricerca di tunnel). La tregua sarebbe finita sette ore dopo: era quello il tempo massimo a disposizione per salvare l'automobile di famiglia. Scene di distruzione si sono viste anche a Beit Hanun dove oggi l'esercito israeliano ha autorizzato il ritorno della popolazione civile. Ma nel pomeriggio, quando la tregua stava per scadere, l'abitato era una citta' fantasma ed ostile, un luogo allucinante dove nessuno avrebbe potuto pensare di trascorrere la nottata. Nelle vicinanze si sentivano tonfi sordi di mortai. Diversamente da queste lande desolate Gaza City, oggi, sembrava quasi una metropoli vivace ed attiva, specialmente da chi aveva appena superato i pochi chilometri che la separano da Khuzaa, Sajaya e Beit Hanun. Nel centro della citta' le strade erano animate, le casse automatiche erano state riattivate e anche caffe' e ristoranti sono stati presi d'assalto. C'era nell'aria una gran voglia di vivere, di convincersi che ormai il peggio potrebbe essere passato.
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