6 AGOSTO - Piu' di 30 ore senza guerra: la parvenza di una vita normale nella Striscia e' una riscoperta che sembra stordire rispetto ai quasi 30 giorni di combattimenti. Oggi a Gaza City le strade principali si sono riempite di gente a cui per tutto questo tempo e' mancata la vita di tutti giorni. La maggior parte dei negozi hanno riaperto stamattina dopo le notizie sui progressi che sembrano in corso nei colloqui tra entrambe le parti al Cairo. Abu Thaher, proprietario di negozio di scarpe in via Omar El Mokhtar, in pieno centro, ha tirato su la serranda solo questa mattina e dice di non stare nella pelle che la guerra sia finita.
Sara' forse anche perché in un attimo il negozio si e' riempito di persone alla loro prima uscita da casa da molto tempo. Segno immancabile di una voglia di normalita' e' il traffico intenso non solo in centro ma anche attorno alle aree piu' colpite dai combattimenti: la gente vuole vedere cosa e' successo vicino a loro. Doaa Abu Abdo e' una ragazza di 27 di Gaza City e per tutto il tempo della guerra e' uscita da casa soltanto due volte. Era - racconta - terrorizzata, avvilita e piena di dolore. Quasi tutto il tempo lo ha passato a scrivere un diario. Ma ora - dice - e' finalmente pronta ad uscire: vuole vedere gente e tornare il piu' in fretta possibile ad una vita normale. Nella sua memoria -aggiunge - sono rimasti scolpiti gli ultimi giorni di felicita' e di divertimento. A lungo ha pensato che a Gaza non ci fossero posti sicuri, ma solo luoghi meno pericolosi. Ora pero' sembra aver ritrovato ottimismo per il futuro. E cosi' e' uscita di casa per andare a vedere cosa e' successo nel villaggio di Khuzaa, uno dei piu' colpiti durante la guerra.
Poi - annuncia - le piacerebbe fare colazione da 'Carino's' un ristorante del centro e sorseggiare un caffe' con gli amici fumando un po' di narghile'. Una vita normale: e' quello che, girando per Gaza, la gente vuole di piu'. Ma per molti degli abitanti della Striscia non ci sarà felicita' per lungo tempo ancora: durante la guerra hanno perso le loro case o parenti. Secondo il portavoce dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi, circa 75 mila persone sono senza abitazione. In una situazione come questa, non ci può essere che tristezza e lo dimostra il fatto che molti dei matrimoni previsti sono stati rimandati. Per una situazione di vera normalità a Gaza ci vuole ancora molto tempo.
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