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In un libro il segno italiano nell'architettura di Belém

In un libro il segno italiano nell'architettura di Belém

Alla presentazione anche la ministra del Turismo Santanchè

SAN PAOLO, 20 settembre 2024, 20:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel quadro delle celebrazioni dei 150 anni dell'immigrazione italiana in Brasile, e con la presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, l'Ambasciata d'Italia ha presentato giovedì nella città di Belém il libro "Santa Maria del Mar Dolce. Architetti e artisti decoratori italiani - dal XVIII al XX secolo".
    L'evento tenutosi presso il Palacete Faciola è stato aperto dalla stessa Santanché - presente in città in occasione della riunione ministeriale del G20 sul Turismo - insieme all'Ambasciatore Alessandro Cortese.
    Dopo il discorso di benvenuto del sindaco di Belém, Edmilson Rodrigues, la ministra ha sottolineato nel suo intervento l'importanza dell'iniziativa. "La presentazione di oggi - ha detto - non è solo una valorizzazione del passato, ma anche un passo fondamentale per incentivare la creazione di nuove connessioni tra i popoli, basate sulla storia, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Ciò significa piantare i semi per lo sviluppo di un turismo di qualità, sostenibile e capace di promuovere la comprensione reciproca e la ricerca delle radici culturali".
    L'ambasciatore Cortese ha auspicato da parte sua che "grazie a quest'opera, si possano riscoprire non solo le bellezze di Belém, ma anche la nostra storia, i nostri viaggi transoceanici e i nostri ricchi scambi culturali".
    L'opera, curata dalla professoressa Jussara Derenji, direttrice del Museo dell'Università Federale del Pará, è una preziosa pubblicazione che traccia il contributo storico di rinomati artisti, architetti e decoratori italiani nella città di Belém. Nelle sue 270 pagine trilingui (portoghese, italiano e inglese), il libro esplora l'influenza dei maestri italiani sull'architettura e sull'arte della capitale del Pará a partire dal XVIII secolo, evidenziando figure come Giuseppe Antonio Landi, Filinto Santoro e Gino Coppedè.
   

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