Sarà ancora un'Europa a trazione tedesca, con i conservatori del Ppe primo partito del parlamento Europeo e la rivendicazione forte della presidenza della Commissione, la Merkel che rafforza il suo potere in Europa e Hollande che affonda sotto i colpi mortali della Le Pen.
Sarà - con tutta probabilità e se i primi dati saranno confermati - ancora un'Europa che tenderà a seguire la dottrina economica del rigore e dell'austerità, dove i fautori della crescita e dello sviluppo avranno difficoltà a superare gli ostacoli dei sacerdoti rigidi dei parametri di Maastricht e i fautori dell'ortodossia monetaria che ha accompagnato l'Unione Europea nella crisi profonda e drammatica di questi anni.
Ma in questo senso, un nuovo ruolo europeo potrebbe esserci per Matteo Renzi, che si appresta a guidare il semestre di presidenza italiana come leader del partito della famiglia socialista più forte in Europa, dopo la sconfitta bruciante di Francois Hollande.
Quello dell'Italia potrà essere un ruolo chiave, nei prossimi mesi, nel delicato negoziato per virare progressivamente la dottrina economica europea verso le esigenze della creazione di nuova occupazione e nuova crescita economica. Queste elezioni europee provocheranno parecchi sconquassi, ma lo faranno in particolar modo a livello nazionale.
In Francia soprattutto, dove Hollande sarà chiamato a una resa dei conti con i suoi elettori dopo una debacle umiliante e senza precedenti e dopo anni di dubbi e perplessità.
Ma per il resto, il terremoto dell'avanzata degli euroscettici non sarà molto di più di un segnale politico importante e di un campanello d'allarme molto serio per le sonnolenti istituzioni europee.
Andrà però difficilmente a intaccare in profondità gli equilibri delle modalità decisionali dell'assise di Strasburgo dove i popolari e i socialisti, con l'aiuto eventuale dei liberali, potranno gestire una maggioranza chiara a fronte di un schieramento euroscettico molto variegato e poco organizzato.
L'ultima legislatura, a conduzione Ppe, ha prodotto l'Europa del rigore e dell'austerità con il punto di riferimento indiscusso nella Cdu di Angela Merkel. E con un presidente della Commissione conservatore, così come lo erano la maggioranza dei commissari europei. La prova della famiglia dei socialisti ha avuto qualche buon risultato - il Pd in Italia, tra gli altri, e la Spd in Germania dove però la Cdu rimane di gran lunga il primo partito - ma complessivamente non è stata sufficiente per scalzare il Ppe dal suo primato.
Sarà molto importante adesso seguire il dialogo tra popolari e socialisti nelle prossime settimane. C'è da decidere chi sarà il prossimo presidente della Commissione e Juncker rivendica il posto, ma è da vedere se il Consiglio Europeo - l'istituzione che rappresenta gli interessi dei governi nazionali - anche questa volta sconfesserà il Parlamento europeo. Gira già il nome di Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, come outsider dell'ultima ora.
Ma, soprattutto, quello che interessa ai cittadini e agli elettori europei, è capire se l'Europa di domani sarà in grado di dare una sterzata netta alla sua dottrina economica fatta di rigore e austerità e in cui le iniziative sulla crescita e lo sviluppo sono state molto timide.
In questo il Pd potrà avere un ruolo importante perché sarà probabilmente il più forte partito europeo nella famiglia socialista. Ma starà, complessivamente, a tutte le istituzioni europee trovare un coraggio e una determinazione nuova nel cercare quella svolta che i cittadini hanno chiesto con grande forza e chiarezza.
Rimanere, ancora una volta, sordi e ciechi di fronte alle richieste degli elettori potrebbe rivelarsi un errore fatale per un'Europa che, difficilmente, potrà avere altre occasioni per provare a cambiare se stessa.
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