E' il più grande serbatoio d'acqua artificiale dell'Iraq, e il quarto nel mondo arabo, la diga di Mosul, già teatro di feroci combattimenti nell'estate del 2014 tra forze curde Peshmerga e jihadisti dell'Isis, per la cui messa in sicurezza il premier Matteo Renzi ha annunciato un intervento italiano con l'impiego di 450 uomini. L'impianto, infatti, situato 35 chilometri a nord di Mosul, e' seriamente danneggiato, secondo quanto reso noto recentemente da fonti curde. E se dovesse crollare porterebbe la morte e la distruzione nelle province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud.
Ari Harsin, deputato al Parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha detto che i rischi sono dovuti alla mancata manutenzione della diga per diversi anni, e che un intervento per la sua messa in sicurezza potrebbe costare ora tra i 250 milioni e i 500 milioni di dollari.
Per circa due settimane nell'agosto del 2014, quando l'Isis si impadronì con una fulminea offensiva di Mosul e dell'intera provincia di Ninive, di cui questa città è capoluogo, si temette che i jiihadisti potessero impiegarla come una 'bomba d'acqua' facendola saltare in aria. Un allarme rientrato quando i Peshmerga riuscirono a riprendere il controllo dell'impianto, con l'aiuto dei raid aerei americani. Lo sbarramento, costruito sul fiume Tigri, fu inaugurata nel 1983, durante il passato regime di Saddam Hussein, con il nome di 'Diga Saddam'. Alta 131 metri e lunga 3,2 chilometri, la diga ha una capacita' di 8 milioni di metri cubi e approvvigiona di elettricità 1,7 milioni di residenti della regione.
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