A tre giorni dal referendum i toni restano alti. "Se vince il No ci teniamo 950 poltrone. E i politici diranno "io ho votato per la riforma ma hanno deciso i cittadini...". Avranno tutte le scuse di questo mondo, e io non sarò della partita. Se lasceremo il Paese com'è adesso noi condanneremo i nostri figli. Non è un problema del mio governo perché i governi passano. Quest'occasione non ricapita": così il premier Matteo Renzi a "Mattino Cinque". "Se domenica si voterà No - ha aggiunto - torneranno anche le province. La legge Delrio è una legge che cancella 300 milioni di emolumenti ma andrà rivista se si decide che in Costituzione devono rimanere le province".
Per il leader della Lega Matteo Salvini, a Rtl 102.5: "Il 5 dicembre se vince il No si va a votare, ma penso che Renzi si dimetterà anche se vincesse il Si'. Vuole liberarsi di tutte le opposizioni".
Questa Costituzione arriva ai nostri figli. Sopravvive a noi stessi", ha detto il ministro Angelino Alfano al videoforum di Repubblica tv invitando a votare al Referendum "con cuore e testa". "Dobbiamo votare pensando ai nostri figli", ribadisce.
A Radio Anch'io la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha detto: "Il sì al referendum di Romano Prodi non mi stupisce, perchè segue quel filone dell'establishment italiano, europeo e internazionale che è tutto schierato a favore della riforma costituzionale di Renzi. Stanno con il sì Juncker, la commissione europea, il governo tedesco, le grande banche d'affari, le agenzie di rating". "Quindi - rileva - è normale che Romano Prodi voti sì: questo non è il gioco delle figurine "ce l'ho, mi manca" ma il tema centrale è una riforma costituzionale che comprime il diritto degli italiani di contare. E se fai contare di meno il popolo e i cittadini, a contare di più saranno altri poteri e questo è esattamente il gioco del governo Renzi".